Sicurezza a Trento: rissa con coltello in piazza Dante

Un'altra rissa, sempre tra immigrati, è avvenuta lunedì nel tardo pomeriggio tra via Roma e via Cavour. Una decina di persone che si picchiavano armate di segnali stradali, sedie e tavolini dei locali


Serena Bressan


TRENTO. Ennesima aggressione, questa volta con un coltello in piazza Dante. Erano da poco passate le 15 quando un giovane polacco, nel corso di una discussione è stato ferito alla gamba da un altro straniero. Le sue condizioni non sono gravi ma l'episodio riporta in primo piano il problema sicurezza, molto sentito dai cittadini come dimostrano i racconti raccolti in zona. In altri luoghi questa situazione, se pur preoccupante, potrebbe essere considerata nella norma. Ma, siamo a Trento. E scatta l'allarme sicurezza: difatti, si comincia a ragionare sulle eventuali contromisure da prendere. Repressione o prevenzione? È aperto il dibattito tra le forze politiche locali e l'amministrazione cittadina. E questo dibattito è sceso anche in piazza. Infatti l'altra sera in piazza Dante (proprio lì), nel corso dei festeggiamenti per il 25 aprile, giovani e studenti hanno cominciato a interrogarsi su cosa stia succedendo in città. Il "la" alla spontanea riflessione tra gli spettatori è stato dato da uno strano nervosismo fra chi si trovava nella piazza perché in qualche modo la «abitano». Persone che generalmente durante questi appuntamenti partecipano in maniera pacifica, integrandosi con gli altri spettatori. Ma, lunedì sera il nervosismo era palpabile ed è stato dimostrato dall'irruzione sul palco di alcuni soggetti ubriachi. Nulla di grave. Ma, tra le prime file del pubblico si è cominciato a parlare dei recenti fatti di cronaca. E sono emerse anche testimonianze interessanti tra i giovani intervenuti alla festa. La settimana precedente ai due episodi di violenza, in via Torre Vanga c'è stata una rissa tra immigrati verso le sette di sera. E un'altra rissa, sempre tra immigrati, è avvenuta lunedì nel tardo pomeriggio tra via Roma e via Cavour. Una decina di persone che si picchiavano armate di segnali stradali, sedie e tavolini dei locali. Sintomi di disagio e subbuglio all'interno della comunità di immigrati, soprattutto di origine maghrebina, che vive a Trento. Un susseguirsi di eventi che va capito, prima di generare allarmi e di agire drasticamente. Prevenire, di solito, è sempre meglio che curare: sia quando si parla di malattie sia quando si parla di crimine. Però, c'è già chi chiede di importare il modello repressivo veronese a Trento. Servirebbe a qualcosa? Il tasso di crimini di Trento giustifica interventi repressivi di tale portata? Queste sono le prime domande da porsi.

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