«Shopping domenicale, si può far senza»

Nei centri commerciali semideserti, pochi conoscono il disagio dei lavoratori. I critici: «Manca cultura del commercio»


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Ieri era una giornata di splendido sole, non proprio il giorno migliore per sperimentare aperture domenicali dei negozi. A Media World, al Bren Center e nei centri commerciali della zona non c'era folla. In ogni caso non tutti i negozi erano aperti e gli orari erano diversificati, come ci ha fatto notare una commerciante, di origine veneta, che dice «Qui in Trentino non c'è la mentalità giusta sul commercio». Parlando con gli acquirenti, con i lavoratori e esercenti, emerge un quadro articolato della situazione, con interessi e visioni contrapposti. Chiediamo il perchè dgli acquisti di domenica, se siano informati dei problemi e delle proteste dei lavoratori del settore. Quasi tutti fanno acquisti di domenica per pigrizia, curiosità, o per caso (come Grazia, che corre a comprare un toner per la stampante dell'amica, che le ha inviato un sms) ma molti sostengono che potrebbero trovare il tempo anche in altri giorni. Più di uno riconosce che l'acquisto fatto non era urgente, in alcuni casi l'acquirente ammette di aver comprato «una stupidaggine». Pochi sanno delle proteste e dei problemi dei lavoratori, qualcuno addirittura, come il giovane Daniele, salito a Trento da Calliano, impiegato in una cantina (lui la domenica non lavora), azzarda: «I lavoratori del settore devono adattarsi, se per loro non va bene lavorare di domenica, devono cercarsi un altro lavoro. Se io voglio cambiare lavoro, trovo altre proposte, basta aver voglia». Nega, a domanda diretta, che la crisi abbia abbattuto i posti di lavoro. Manuela e Paolo hanno appena comprato un cellulare «Se si assumono più lavoratori, magari studenti universitari, ha senso. Altrimenti saremmo disposti a non fare acquisti di domenica per solidarietà coi lavoratori». Chiosa Paolo “«Credo che questo sia anche un nuovo modo, forse triste di socializzare». Stefano Corrà è netto «Sono qui per caso. Sono contrario, i lavoratori hanno diritto come gli impiegati statali di stare a casa la domenica». La signora Anna, che ha appena acquistato un cellulare: «Io sono favorevole alle aperture dei negozi sempre. Non sono informata delle proteste dei lavoratori, ritengo che abbiano la possibilità di recuperare in altri giorni. Certo, se non si assumono persone in più, creando anche posti di lavoro, non va bene, sarei disposta a solidarizzare con i lavoratori, se servisse». Daniele, che l'accompagna, è netto: «Il sindacato fa una battaglia di retroguardia, nel resto del mondo funziona così. Bisogna saper leggere il cambiamento in atto nel modello sociale e proporne uno alternativo, non contrastarlo. Quello del consumo mi sembra più forte di altri modelli superati, che vedono le famiglie a casa di domenica». Mercedes Zafra e Josè Martinez, spagnoli, vivono a Trento. «Non sapevamo dei problemi dei lavoratori, non ci siamo mai posti la domanda. Non ci capita spesso di fare acquisti di domenica, in effetti potremmo farli il sabato».













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