Sei studenti del Cibio al Mit di Boston: sfida in biologia sintetica

Gli universitari trentini tra le migliori 16 squadre mondiali Hanno proposto dei batteri per ripulire i monumenti antichi


di Martina Bridi


TRENTO. Con un progetto basato sull'utilizzo di batteri per le delicate operazioni di ripulitura dei monumenti antichi, sei studenti del Centro Interdipartimentale di Biologia Integrata (Cibio) dell'Università di Trento si sono conquistati un posto nella rosa dei finalisti che hanno partecipato alla sfida di biologia sintetica "iGEM", International Genetically Engineered Machines competition. Protagonisti dell'avventura sono stati Jason Fontana, Francesco Guzzonato, Daniele Rossetto, Andrea Tassinari, Giacomo Giacomelli e Anna Depetris, tutti studenti del corso di laurea in Scienze e Tecnologie biomolecolari, che qualche settimana fa sono saliti sul palco del blasonato Massachusetts Institute of Technology - Mit di Boston tra le 16 migliori squadre a livello mondiale.

Era la prima volta che l'Università di Trento prendeva parte alla competizione internazionale, lanciata nel 2003 dal Mit, e lo ha fatto sfidando 250 team da tutto il mondo e arrivando in finale al fianco di squadre del calibro della University College London.

I sei giovani sono stati aiutati da Cristina Del Bianco (ricercatrice presso il Cibio ed esperta in biochimica), Sheref Mansy (docente di biochimica ed esperto di biologia sintetica) e Olivier Jousson (docente di microbiologia e presidente del corso di laurea).

«La squadra è tornata da Boston e la parte scientifica del progetto è, quindi, terminata, ma per divulgare ulteriormente il progetto stiamo organizzando alcune attività tra le quali, ad esempio, laboratori didattici di biologia sintetica per le scuole superiori da proporre per il prossimo anno scolastico -spiega Olivier Jousson- e non si esclude la possibilità di portare alcuni aspetti del progetto nel percorso espositivo del nuovo Museo delle Scienze (Muse)».

Entrando più nello specifico, il progetto grazie al quale il team di Trento ha raggiunto questo importante risultato è partito dall'uso di tecniche dell'ingegneria genetica e saggi di biochimica per ingegnerizzare batteri da impiegare nelle operazioni di ripulitura dei monumenti antichi ricoperti da "black crust", quello strato minerale e organico scuro che con il passare del tempo ricopre, danneggia e sfigura statue e monumenti, in particolare quelli in marmo.

«Il successo dei nostri studenti alla sfida iGEM dimostra che è possibile far arrivare gli studenti della laurea triennale a un livello di ricerca importante - afferma il direttore del Cibio Alessandro Quattrone -Per noi è un piccolo miracolo e il merito è dei miei colleghi, oltre che dei ragazzi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano