istruzione

Scuole materne, salta la trattativa

I sindacati si oppongono al contratto unico per insegnanti pubblici e equiparati


di Daniele Peretti


TRENTO. Le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl e Uil, hanno abbandonato giovedì sera il tavolo delle trattative con la Federazione Provinciale delle scuole materne, convocato per trattare l’equiparazione del contratto degli insegnanti delle scuole equiparate con quelle, pubbliche. «Si tratta di un gesto grave e ingiustificato - hanno detto in conferenza stampa Gloria Bertoldi (Flc Cgil), Stefania Galli (Cisl Scuola) e Rita Ferenzena (Uil Fpl) - per la prima volta si sancisce una differenziazione contrattuale significativa tra il personale delle scuole provinciali e di quelle equiparate, pur sapendo che il sistema delle scuole dell’infanzia è interamente pubblico, in quanto pagato dalla Provincia. E’ assurdo quindi che vengano previste norme contrattuali diverse».

Le scuole dell'infanzia in Trentino sono strutturate su due pilastri: le scuole provinciali (566 insegnanti in 118 scuole) e le scuole equiparate (936 insegnanti per 158 scuole), ma come detto, il sistema è finanziato completamente dal bilancio pubblico, anche quando i soggetti gestori sono associazioni ed enti privati. «La Federazione ha assunto un atteggiamento incomprensibile in quanto le modifiche contrattuali, garantiscono il processo di stabilizzazione del personale precario. La Provincia - proseguono i sindacati - deve garantire l'assunzione a tempo indeterminato di circa 240 insegnanti».

L'impegno alle stabilizzazioni nasce dal protocollo d’intesa tra organizzazioni sindacali e Provincia dello scorso 8 giugno che prevedeva l’intervento sul contratto collettivo di lavoro per recuperare le risorse necessarie all’immissione in ruolo del personale precario. La trattativa per il contratto di lavoro dei dipendenti delle scuole provinciali si è conclusa positivamente ed è già stato sottoscritto un accordo all'Apran che prevede l’introduzione di un pacchetto di ore di flessibilità e soprattutto la conseguente ridistribuzione più razionale ed efficace di parte del monte ore previste per attività diverse da quelle con i bambini.













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