il caso

Scuola, gli insegnanti trentini pronti a dare battaglia

Dai precari che chiedono il posto fisso ai docenti di ruolo costretti a scegliere le cattedre a giugno: tutti sul piede di guerra


di Luca Pianesi


TRENTO. Ci sono tutti quei precari che hanno più di 36 mesi di anzianità alle spalle che la corte di giustizia europea ha detto che dovranno essere stabilizzati dall’Italia e di riflesso dalla Provincia; dirigenti d’istituto “costretti” a estrarre a sorte gli insegnanti ai quali far fare i corsi di lingue per “adeguare” le loro scuole al Clil; insegnanti residenti magari a Borgo che si sono ritrovati con una cattedra a Dro e altri di Dro che sono finiti ad insegnare a Borgo senza che nessuno prendesse in considerazione il loro ambito di provenienza; 100 posti di ruolo da insegnante di lingua assegnati tramite concorso ordinario quando c’erano già 120 docenti idonei che da anni aspettavano il loro turno.

E’ una matassa sempre più ingarbugliata quella della scuola trentina e il 10 settembre comincerà una stagione che si annuncia già come una delle più calde degli ultimi anni per il mondo dell’istruzione.

Tra prime, seconde, terze e oggi anche quarte fasce (le diverse graduatorie nelle quali sono posizionati i docenti e tramite le quali vengono scelti, ogni anno, per ricoprire i posti liberi messi a disposizione dalla Provincia e dai singoli istituti) è difficilissimo orientarsi. Anche perché le regole che dovrebbero governare questo processo sono tutt’altro che stabili e definite. Anzi, con cadenza praticamente annuale cambiano e in qualche caso finiscono per stravolgere vite e modalità didattiche.

Quella del Trilinguismo, per esempio, oltre ad essersi trasformata nella vera sfida caratterizzante il mandato di Rossi presidente della Provincia finirà per rappresentare un’autentica “rivoluzione” didattica. «Una rivoluzione imposta per legge - spiega Lucia Vinti segretaria organizzativa della Uil Scuola Trento - visto che la Provincia ha scelto di affidarsi al Clil che è a tutti gli effetti una metodologia didattica mentre, da che mondo è mondo, spetta ai collegi docenti fissare i metodi di insegnamento.

Della serie: la Provincia potrebbe chiedere che vengano raggiunti degli obiettivi, per esempio che un bambino in quinta elementare sia in grado di superare determinate prove di tedesco o inglese, ma non imporre il metodo didattico da utilizzare (il Clil appunto) a tutto il sistema scolastico».

Un progetto, quello del trilinguismo, che coinvolge in maniera diretta gli insegnanti. Entro l’anno 2019/2020, infatti, i programmi della Provincia prevedono la formazione di 525 docenti affinché, si legge nel Piano Scuola, «raggiungano adeguate competenze linguistiche e metodologiche». Un progetto di formazione che impegna l’amministrazione per 21 milioni di euro e che a marzo, quando c’era stato il via ai primi corsi, aveva immediatamente gettato nel “panico” molti istituti.

«Si era partiti con l’ordine della Provincia che chiedeva ai dirigenti di inviare minimo due docenti per istituto da avviare ai corsi - prosegue Vinti - e in alcuni casi i presidi si sono affidati all’estrazione dei nomi degli insegnanti da mandare. Tutta la questione è stata gestita male e ancora oggi restano oscuri diversi aspetti contrattuali: per esempio non si capisce che orari faranno gli insegnanti Clil e che tempi potranno dedicare alla programmazione».

In questi giorni, intanto, sono iniziate le assegnazioni delle cattedre vacanti. Per la prima volta già a giugno i primi delle graduatorie (quelli che avevano diritto all’immissione in ruolo) hanno dovuto scegliere la sede definitiva dove farsi assumere a tempo indeterminato senza poter sapere quali disponibilità poi ci sarebbero state a pochi giorni dal via della scuola (adesso).

Ed è così che, dopo anni di attesa in graduatoria, in 75 (nella scuola primaria) si sono dovuti “sparitire” posti vacanti “sparsi” essenzialmente in provincia (solo tra Predazzo, Dro, Ala e Giudicarie c’erano ben 25 posti liberi).

«A Trento erano solo 16 le cattedre libere mentre adesso i posti vacanti annuali o temporanei sono molti di più - spiega ancora la segretaria organizzativa della Uil - e oggi finiamo per avere situazioni di docenti di Dro che si sono ritrovati con cattedre a Borgo e altri di Borgo con cattedre a Dro. Noi abbiamo chiesto alla Provincia di permettere degli scambi temporanei in forza del principio della continuità didattica.

L’immesso in ruolo che ha ottenuto la cattedra magari a 80, 90 chilometri di distanza da casa, infatti, negli anni successivi chiederà il riavvicinamento. Facciamolo subito così da garantire la continuità didattica agli studenti e alle famiglie».

E poi c’è il caso degli insegnanti di lingua straniera. Nelle graduatorie di “terza fascia” c’erano circa 120 docenti idonei all’insegnamento dell’inglese e del tedesco. La Provincia, però, ha deciso di affidarsi ad un nuovo concorso per assegnare 100 posti (38 d’inglese e 67 di tedesco) a tempo indeterminato nelle primarie.

«Noi abbiamo detto “assumete prima quelli che già sono in graduatoria - conclude Vinti - che da anni aspettano il loro turno e sono già abilitati” e invece anche in questo caso si è rimesso in gioco tutti». Ragioni e torti li dirà il tempo e i tribunali. Su queste e altre situazioni la Uil, infatti, ha già presentato sei ricorsi e due si appresta a farli. L’autunno della scuola trentina si annuncia caldissimo.













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