Scommesse, il Trentino che non gioca più

Nelle agenzie sportive crollo del 18%. Al botteghino Sisal: «Scomparsi i piccoli clienti»


Luca Marognoli


TRENTO. Si sgonfia il pallone delle scommesse sportive: quest'anno la crisi ha colpito duramente il settore, che si identifica per i nove decimi con il calcio. Nell'aprile scorso l'importo delle giocate effettuate in Trentino Alto Adige è sceso in picchiata, da 2 milioni e 793 mila euro a 2 milioni e 277 mila, con una flessione percentuale del 18,43%. Per la squadra di giocatori regionali numeri da retrocessione. Un tonfo ancora più forte rispetto a quello registrato nell'intera penisola, dove le scommesse sono precipitate "solo" del 14,43%, che in termini assoluti equivale ad un' emorragia di 61 milioni di euro. Nicola Merler, responsabile di turno dell'agenzia Sisal - Match Point di via Fratelli Fontana, conferma il trend negativo: «L'anno scorso c'era molto più movimento. Venendo qui di domenica non sarebbe riuscito neppure a parlare con me. Del resto, quando la gente ha meno soldi, questa è una delle prime spese ad essere tagliata». Lo zoccolo duro dei giocatori resiste. «Sono i piccoli clienti che non vedi più, perché patiscono la crisi. Come tutti, del resto». Il cuore delle scommesse pulsa dentro il pallone, che a livello nazionale rappresenta il 91,31% delle giocate, seguito dal basket (3,94%) e dal tennis (2,34%). «Il calcio l'anno scorso tirava molto di più; anche l'ippica, che però ha accusato un calo inferiore perché esiste una quota fissa di clienti», continua Merler. Oltre alla contingenza negativa, vanno considerate le differenze nel tipo di giocatore, quella nei calendari internazionali e la concorrenza delle "macchinette". «Il cliente medio non ha "bisogno" di scommettere. Quest'anno incide sicuramente il fatto che il mondiale non c'è e si sa che quando vengono meno i grandi eventi, scema anche l'interesse. Ma ci metterei anche l'introduzione delle nuove slot con le banconote, che essendo una novità ha fatto un po' calare le scommesse. D'altronde se uno gioca da una parte, non lo fa dall'altra: la coperta è corta». A meno di una massiccia inversione di tendenza nella seconda metà dell'anno, il 2011 dovrebbe finire in perdita: sarebbe la prima volta dal 1998, anno di nascita delle scommesse in Italia. Il calo più consistente è stato fatto segnare dalla Sardegna (-38,14%), seguita da Umbria e Marche (entrambe con decrementi di oltre il 20%). In sofferenza anche il gioco a distanza, che perde 33 milioni di euro (-23,80%). Tre sole le eccezioni: il segno positivo è, infatti, comparso in Lombardia (+4,90%), Molise (+5,07%) ma soprattutto in Valle d'Aosta, dove si è verificata una crescita (clamorosa) del 361%, in parte determinata dall'aumento delle agenzie.

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