Scego: «Abbiamo perso la capacità di essere empatici»

trento. Ha scritto un nuovo romanzo, per “illuminare l’assurdo del presente, raccontando le cacofonie del passato dell’Italia” Igiaba Scego, la scrittrice di origini somale, che ieri ha riflettuto...


Maddalena Di Tolla


trento. Ha scritto un nuovo romanzo, per “illuminare l’assurdo del presente, raccontando le cacofonie del passato dell’Italia” Igiaba Scego, la scrittrice di origini somale, che ieri ha riflettuto sul suo “La linea del colore” (uscirà il 12 febbraio per Bompiani editore), davanti al pubblico del convegno “Genere e R-esistenze in Movimento: Soggettività, Azioni, Prospettive”. Lo organizzava l’Ateneo trentino. “Viviamo in un mondo dove a milioni di corpi viene negato il diritto al viaggio, a tutti i cittadini del sud globale, perché sono ritenuti a rischio emigrazione” - ha detto. “Perché, mi chiedo , succede? Non ho la risposta ma ho la data: assistiamo a questo dal 1989. Il viaggio per quelle persone è diventato quasi impossibile. Però noi, che con i “passaporti forti” possiamo viaggiare liberamente, non possiamo non occuparcene, io penso infatti che quello che succede nel sud del mondo, prima o poi accadrà anche a noi.”

Ha parlato esplicitamente di una involuzione dei diritti delle persone, l’autrice di “Roma negata” e “Adua”. Nel romanzo ”La linea del colore”, ambientato nell’800, Scego ha inserito una parte contemporanea. Ha spiegato: “Perché in quanto afro-discendente, mi è capitato molte volte di partecipare ad una colletta per un cugino che nemmeno conoscevo, rimasto prigioniero in Libia, nel tentativo di venire in Europa. Noi europei invece stiamo perdendo la capacità di provare empatia. Serve un lavoro collettivo, fra letteratura, politica, giornalismo e altri, per ritrovare empatia”.

Proprio intorno a un viaggio gira la storia romanzata della protagonista femminile, che il libro racconta. Scego vi mostra la retorica del colonialismo, e quel che ne rimane nelle nostre città, nel nostro paese, senza che molti di noi ne riescano ancora a cogliere la valenza e il portato di dolore e sopraffazione. La scrittrice ha parlato della sotto-rappresentazione delle persone afro o afrodiscendenti, e degli stranieri in generale. “A noi autrici di origini afro viene richiesta dall’editoria la testimonianza, per, esempio, non la creatività in quanto tale” - ha detto. “Anche questo dimostra che non solo la cittadinanza reale viene negata, ma perfino quella artistica, intellettuale, agli stranieri. Invece penso che all’Italia servano voci altre”.

La riflessione ha toccato la retorica su un secondo punto. “Vedo spesso persone che si appropriano del dolore dei migranti - ha affermato la scrittrice - eppure sui barconi ci sono le competenze di sindacalisti, intellettuali, artisti, eccetera. Potremmo chiedere a loro, ai diretti interessati le soluzioni ai loro problemi. Infine, non possiamo comunque non considerare la questione delle dinamiche di classe sociale, anche se potrebbe sembrare un discorso superato ma non lo è”.













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