Saviano, il valore delle parole


Alberto Faustini


Guardatelo bene, quest’uomo. E diffidate di chi tenta di denigrarlo o, peggio, di farlo tacere: con il piombo delle pallottole o con quello della censura. C’è chi vuole togliergli la voce. Chi lo chiama eroe di carta. Ma Roberto Saviano è, suo malgrado, un eroe e basta. Ha un’unica arma: la parola. La parola che ha permesso a molti di noi di entrare nel mondo intriso di sangue, di silenzi e di misteri della Camorra: dentro un Sud che da tempo non è più governato dallo Stato.
La parola ha dato a Saviano anche popolarità e ricchezza. Ma gli ha tolto la vita: perché essere minacciati di morte e vivere sotto scorta 365 giorni su 365 non ha nulla a che fare con la vita.
I libri di Saviano (tradotti in 53 Paesi del mondo) hanno reso i cittadini più informati, più consapevoli. Ma lui ha pagato il prezzo più alto: ha rinunciato alla giovinezza, alla spensieratezza, agli affetti. Nella sua esistenza, nulla somiglia a ciò che riempie di normalità le nostre giornate.
“Spesso - dice - mi si chiede come sia possibile che delle parole possano mettere in crisi organizzazioni criminali potenti. In verità ciò che spaventa è che tutti possano d’improvviso avere la possibilità di capire come vanno le cose. Avere gli strumenti che svelino quel che sta dietro”. E’ in questo “tutti” e in questo “dietro”, la chiave del suo più grande successo, che è dolorosa missione quotidiana, testimonianza dal fronte della verità indicibile, maieutica per un’Italia cloroformizzata da una Tv che rappresenta troppe volte uno scenario inesistente, lontano dal Paese reale













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