Sanità: all'ospedale di Trento il record di ricoveri inutili

Secondo il rapporto Era, presentato all’Istituto superiore di sanità, il Trentino Alto Adige è ai livelli di Puglia e Campania per i giorni di ricovero “evitabili”



TRENTO. Secondo il rapporto Era, presentato all’Istituto superiore di sanità, il Trentino Alto Adige è ai livelli di Puglia, Basilicata e Campania per quanto riguarda i giorni di ricovero potenzialmente “evitabili” o “inappropriati”. In particolare, il Santa Chiara è agli ultimi posti nella graduatoria elaborata dal gruppo di lavoro Era sui dati forniti dall’Istat e dal ministero della salute.
L’Atlante sanitario del gruppo di lavoro Era (Epidemiologie a ricerca applicata) è stato presentato venerdì all’Istituto superiore di sanità di Roma dagli autori della ricerca. La coordinatrice Natalia Buzzi, direttore scientifico di Nebo Ricerche Pa, partner privato e cofondatore del progetto Era, spiega: «Si tratta di risultati che non indicano necessariamente disservizi o malfunzionamento delle strutture sanitarie. Noi abbiamo analizzato i giorni di ricovero confrontandoli con le evidenze delle cartelle cliniche e con quanto afferma la letteratura medica e scientifica più recente, rilevando che in molti casi, per i motivi più svariati - e che non abbiamo indagato perché ci spettava solo un’analisi di tipo quantitativo -, emergevano molte giornate di ricovero non necessario». Non si tratta dunque di un giudizio di merito, ma di un puro rilievo statistico. Dal quale emerge che 15 milioni di italiani delle regioni centro meridionali hanno un rischio di passare un giorno generico in ospedale di quasi il 40% più alto di altri 15 milioni di abitanti centro-settentrionali. Con l’eccezione del Trentino Alto Adige: ai dati di Trento (147º per i ricoveri maschili e 114º per quelli femminili su 157 ospedali analizzati) si aggiungono quelli di Bolzano (130º e 146º in Italia tra ricoveri di maschi e di femmine), Bressanone (154º e 144º) e Brunico (156º e 151º), che portano la regione nel suo complesso ai livelli di Puglia, Calabria, Campania e Basilicata.
«Ma non si tratta di un giudizio sulla qualità dell’assistenza sanitaria» ribadisce Natalia Buzzi. «Abbiamo esaminato in totale 6,4 milioni di giornate di degenza potenzialmente inappropriate nel corso del 2008, contrastabili con efficacia attraverso appropriati interventi di vaccinazione, controllo pre-ospedaliero dei casi acuti e corretta gestione delle cronicità, ma sempre in ambito extra-ospedaliero, stando alla letteratura medica, più altri 4,8 milioni di giornate di degenza potenzialmente prevenibili, sempre nel 2008, contrastabili con efficaci interventi di prevenzione primaria per eliminare alla radice le cause di ospedalizzazione con migliori stili di vita. Vale a dire agendo sulle abitudini alimentari, sulla prevenzione degli incidenti, stradali, sul luogo di lavoro e domestici. Aspetti che in larga parte dipendono dal singolo cittadino e non sono comunque imputabili alle strutture ospedaliere».

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