San Michele cucina cibi probiotici

L'istituto studia nuovi alimenti che prevengono le intolleranze alimentari


Jacopo Tomasi


TRENTO. Potrebbero essere "scoperti" in Trentino nuovi alimenti probiotici, indispensabili per mantenere equilibrio nella microflora intestinale e, quindi, prevenire le intolleranze alimentari, sempre più diffuse negli ultimi anni. All'istituto di San Michele, infatti, una squadra di ricercatori si sta occupando di questo settore ancora piuttosto sconosciuto.

Le intolleranze alimentari sono sempre più frequenti nel mondo. Non si tratta di semplici allergie ad alimenti, bensì di reazioni negative indotte dal consumo di certe sostanze e non facilmente riconducibili ad un prodotto specifico poiché a scatenarle non è una causa precisa, ma un insieme di concause. La medicina tradizionale, negli ultimi anni, non è riuscita ad offrire soluzioni valide al problema e quindi la ricerca scientifica ha un ruolo decisivo per studiare il fenomeno. Ed è quello che si sta facendo a San Michele. Nel 2009 è stato finanziato un progetto (anche dalla Provincia) che ha portato in Trentino uno dei massimi ricercatori a livello internazionale sull'argomento.

L'obiettivo è quello di unire metabolomica e metagenomica per individuare e "creare" alimenti probiotici che possano contrastare l'insorgenza di intolleranze alimentari che, a loro volta, possono generare malattie reumatiche di origine infiammatoria. Una cosa è certa: per prevenire le intolleranze è importante mantenere un equilibrio all'interno della microflora intestinale. Ed è proprio su questo aspetto che si stanno concentrando gli studi dei ricercatori di San Michele, come spiega Roberto Viola dirigente del centro ricerca e innovazione della Fondazione Mach. "Per studiare aspetti importanti della nutrizione è fondamentale capire il ruolo della microflora intestinale, che fino a ieri rappresentava una grande sconosciuta. Ogni individuo, infatti, ha una grande quantità di microrganismi, quasi 3 chilogrammi.

Con le tecnologie a nostra disposizione è possibile decodificare il genoma di questi microorganismi, definirne la loro complessità, capire il loro ruolo nella dieta, ma anche nell'insorgenza di malattie e intolleranze. Di conseguenza, potremo anche lavorare per produrre alimenti che siano disegnati con lo scopo di favorire l'equilibrio di questi microrganismi all'interno della flora intestinale, prevenendo intolleranze alimentari e malattie".  Un contributo concreto alla salute che nasce da un lavoro in rete. Proprio di recente, infatti, si è svolto un workshop che ha coinvolto anche medici del Santa Chiara, esperti di Unifarm e ricercatori del Cibio. "E' importante - continua Viola - creare un sistema integrato della ricerca assieme a questi attori per poter ottenere dei risultati importanti".













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