Salute; i trentini colpiti da «poltronite»

In aumento la popolazione che non fa attività, medici preoccupati



TRENTO. I trentini diventano sempre più poltroni, anche se, tutto sommato, rispetto agli altri italiani sono ancora quelli che si muovono di più. E' un trend negativo che emerge dall'indagine Passi, promossa attraverso il progetto Guadagnare salute del Ministero. E i medici sono in allarme. Promuovere gli stili di vita migliori è prima di tutto un obiettivo a favore della salute dei cittadini, ma dall'altra è una battaglia quotidiana per ridurre il più possibile i costi della sanità, riducendo il più possibile le patologie derivanti dai "vizi" che minano il fisico. Il sistema di monitoraggio usato dalle varie Azienda sanitarie si basa su sondaggi in quattro settori principali: l'alcol, il fumo, l'attività motoria e l'alimentazione. Complessivamente il Trentino ne esce bene e la popolazione per la maggioranza conduce una vita positiva dal punto di vista della salubrità. Ma lo scopo di queste indagini è proprio quello di prevenire, attraverso dei campanelli d'allarme, una degenerazione di alcuni comportamenti. Sotto la lente d'ingradimento infatti ci sono l'attività fisica e l'alcol. Sul primo aspetto fa drizzare le antenne questo aumento di 3 punti percentuali della popolazione che non svolge alcun'attività fisica né al lavoro né nel tempo libero. Stiamo parlando di un 17 per cento che non è clamoroso, ma è proprio la tendenza peggiorativa che suggerisce qualche tipo di intervento magari attraverso la sensibilizzazione che può partire dai medici di base stessi. I quali, per inciso, hanno dimostrato un forte aumento di collaborazione nel proporre comportamenti di vita virtuosi ai loro pazienti. E' cresciuto moltissimo, ad esempio, il numero dei medici di famiglia che chiedono (e insistono) notizie sull'uso di alcolici e di sigarette, proponendo metodi per smettere a chi magari ne fa uso. E' un tassello importante, per niente secondario, nella creazione di una cultura del vivere in salute che troppo spesso è stata trascurata. Per tornare all'attività fisica, rassicura però il fatto che il 40 per cento dei trentini è fisicamente attivo e il rimanente 43 per cento parzialmente attivo. E' curioso notare come la sedentarietà sia molto legata alla situazione sociale: risultano essere per niente attivi i soggetti con basso livello d'istruzione e in difficile situazione economica. Il problema vero è però quello legato all'alcol. E qui la media trentina è altina. Il 31 per cento (numero tra i più alti in Italia) degli intervistati ha abitudini considerate a rischio e questo crea un allarme non indifferente. Un allarme che è anche sociale: il problema non è solo legato al soggetto che beve e che va quindi incontro a patologie tipiche come cirrosi, diabete, malattie neuropsichiatriche e cardiovascolari, ma anche al contesto sociale in cui vive, famiglia e comunità. Senza contare i guai provocati da chi si mette alla guida ubriaco e anche qui le cifre preoccupano: lo fa il 12,7 per cento, in aumento rispetto all'anno precedente. Piccola consolazione, se un trentino su 3 è a rischio alcolismo, un altro è sempre sobrio perché non beve mai o quasi. Preoccupa anche l'aumento di bevitori tra i giovani fra i 18 e i 24 anni, con un calo progressivo con l'avanzare dell'età e una risalita fra i 50 e i 69 anni. L'alcol appiana le differenze sociali: a bere sono un po' tutti, dal laureato al diplomato alle elementari, dal ricco al povero. In diffusione tra i giovanissimi il vizio di bere tanto e in poco tempo, la classica sbronza del venerdì o sabato sera. I bevitori "binge" tra i 18 e i 24 anni sono il 26 per cento e sono soprattutto maschi. Un comportamento ad altissimo rischio che per fortuna cala considerevolmente con la maturità data dagli anni. Un trenti-













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