ROGO IN VIA LUNGOLENO

Rovereto, dato alle fiamme il furgone dei vigili

Il filmato immortala due individui che scavalcano la recinzione dell’officina Trinco. Rischio per la vicina cabina del metano


di Giuliano Lott


ROVERETO. Ad accorgersi di cosa stava accadendo è stato l’inquilino di una palazzina di via Circonvallazione, che a quell’ora - erano le 2.40 - era ancora sveglio. Dal proprio terrazzo ha sentito strani rumori e affacciandosi ha potuto vedere un alto pennacchio di fumo sopra l’officina Trinco. Nel recinto ha scorto un furgone in fiamme e ha subito chiamato i carabinieri, che a loro volta hanno avvisato i pompieri. In pochissimi minuti davanti all’officina c’erano tre autobotti e una quindicina di pompieri volontari, impegnati a domare le fiamme.

«Ho sentito una chiamata attorno alle 3 - racconta Alberto Trinco - e rispondendo ho fatto notare l’ora. “Siamo i carabinieri” mi hanno risposto. “Vada subito in officina, c’è un incendio”. Ho chiamato mio fratello Sandro e ci siamo precipitati». Non era però l’autorimessa a bruciare, come pensavano, ma un furgone Volkswagen Tranporter in dotazione al corpo della polizia municipale Alta Vallagarina.

«Lo stavamo disallestendo per trasferire i macchinari sulla nuova auto dei vigili. In pratica, il furgone l’avevamo ritirato come usato. Magari questi signori pensavano di colpire le istituzioni, perché sul furgone c’erano ancora le insegne dei vigili, ma in realtà il danno l’hanno fatto a noi. Come dodici anni fa». La memoria dei fratelli Trinco va a quella drammatica notte in cui vennero date alle fiamme cinque Moto Guzzi dei carabinieri. Anche lì, i fratelli Trinco vennero colpiti perché tutti i danni furono a carico loro. Un salasso costato alla storica concessionaria Guzzi oltre 30 mila euro. Ora ci risiamo.

L’intervento dei pompieri è stato rapido, in circa un quarto d’ora le fiamme erano spente. Ma il calore sviluppatosi attorno al furgone, pressoché carbonizzato (rimangono in piedi solo le parti in metallo, il resto è incenerito) è stato tale che due auto parcheggiate nel piazzale sono state danneggiate: il calore ha sciolto il portatarga, il paraurti e le guarnizioni in gomma dei finestrini posteriori di una Volvo V70 e le parti in plastica del retrotreno di una Suzuki Splash. «Sono di clienti, erano qui in riparazione» spiega Sandro Trinco, che mostra anche il retro del suo scooter, parcheggiato sotto la tettoia: il calore ha sciolto anche le plastiche del bauletto.

Ma il rischio di danni devastanti è stato altissimo: sia perché ci è mancatpo poco che le fiamme attaccassero anche l’autorimessa, con dentro auto, oli e combustbili,. sia perché a fianco del furgone in fiamme c’è la cabina di riduzione della pressione del metano. Vi ariva gas a 5 atmosfere e viene ridotta a 0,5 per essere ridiretta all’ospedale Santa Maria. I tecnoci di Dolomiti Reti, intervenuti nella notte, hanno constatato che la centralina per il telecontrollo era sciolta. C’è mancato poco per provocare un’esplosione di proporzioni inimmaginabili.













Scuola & Ricerca

In primo piano