Rossi: «Le lezioni di Dellai? Renzi non è Calderoli»

Il governatore replica piccato al suo predecessore: «Trattativa riservata? È un governo che ama i riflettori»



TRENTO. «Vedo che come sempre accade in Italia, ci sono tanti commissari tecnici che danno consigli. Vorrei far notare che la situazione di oggi non è paragonabile al 2009. Siamo in un confronto totalmente diverso anche nei personaggi, Renzi non è Calderoli...». Ugo Rossi risponde così a Lorenzo Dellai, senza per altro mai citare l’ex governatore e attuale presidente della Commissione dei Dodici. Che ieri, dalle pagine del Trentino, aveva appunto dispensato il suo «sommesso consiglio» ai protagonisti della trattativa finanziaria Province-governo: più riservatezza, no alle minacce di sfiducia al governo, barra dritta sul residuo fiscale. «Questo tipo di trattative non si fa dando conto di tutti i passaggi - aveva ammonito Dellai - siamo dentro un processo lungo e complicato che non può essere compromesso quando un incontro con il governo va male». E a modello Dellai aveva citato l’accordo di Milano, firmato quando lui era presidente della Provincia con l’allora governo Berlusconi.

Ma Ugo Rossi non ci sta a ricevere lezioni di stile dal suo predecessore. Nessuna polemica diretta, ma il governatore replica così ai consigli: «Faccio solo notare che le due situazioni sono completamente diverse, anche nei personaggi. E che il governo Renzi non mi sembra francamente un governo che rifugge il clamore mediatico. Basta vedere il ministro Lupi sulla Valdastico... (il riferimento è alle parole pronunciate dal ministro venerdì in conferenza stampa, quando ha detto che sul prolungamento della Valdastico, in caso di mancato accordo tra gli enti locali, sarà il governo a decidere, ndr).

«Il problema qui non è la riservatezza della trattativa - obietta Rossi - ma far valere un accordo politico rispetto al quale ci aspettiamo coerenza da parte del governo». La minaccia di togliere la fiducia all’esecutivo Renzi per ora resta una minaccia velata, una subordinata che il governatore preferirebbe di gran lunga non dover percorrere: «I lavori parlamentari vanno avanti, non siamo usciti dalla maggioranza e auspichiamo che questo non debba avvenire. Quello che abbiamo detto, e che ripetiamo, è che la proposta fattaci dal governo non è ricevibile. Il sottosegretario Bressa ha preannunciato un prossimo incontro con il sottosegretario alla presidenza Delrio, e noi confidiamo. Ma oggi il messaggio che mandiamo a Roma è molto chiaro: il Trentino è responsabile e leale ma si aspetta altrettanta responsabilità e lealtà dal governo».

Rossi rispedisce al mittente anche la critica di essere tra i fan di Renzi che oggi lo demoliscono: «Io non l’ho mai osannato. Ho trattato con lui come avrei fatto con qualsiasi altro presidente del consiglio. Sono presidente della Provincia autonoma e ho il dovere di rappresentare a Roma il rispetto che pretendiamo per le nostre prerogative. La nostra credibilità è data dal fatto che le regole noi le abbiamo sempre rispettate». E il governatore ne ha anche per le minoranze, che dopo lo stop alla trattativa sono andate all’attacco parlando di «fallimento del centrosinistra» nei rapporti con quello che doveva essere un «governo amico». «Non ho sentito nessuno fare proposte alternative sui criteri, ma solo gridare che l’autonomia è in pericolo», chiosa Rossi mentre resta in attesa di una chiamata da Palazzo Chigi.













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