Rossi lancia la corsa al terzo Statuto: lunedì primo vertice

«Iniziativa ai partiti di maggioranza: Bolzano farà lo stesso» Rapporti finanziari con Roma: «A giorni l’incontro decisivo»


di Paolo Morando


TRENTO. Fresco di rientro dalle ferie trascorse negli Stati Uniti (Seattle, costa ovest), il presidente della Provincia Ugo Rossi è ripartito ieri dalle scuole materne, che ha visitato nel giorno della riapertura (vedi in basso). In questa intervista fa il punto sulle priorità dell’azione di giunta. A partire da due macro questioni. La prima è la trattativa finanziaria con Roma: «Agosto è servito ad affinare i ragionamenti in relazione a ciò che ci eravamo detti con Del Rio e Padoan, nella direzione di un accordo che preveda accantonamenti tali da garantire allo Stato i saldi di finanza pubblica e a noi spazi importanti sul patto di stabilità. I tecnici in queste settimane hanno lavorato: contiamo per metà settembre di poter avere un incontro decisivo a Roma».

Quanto questo processo è concretamente legato al dibattito europeo sul patto di stabilità?

Di regole diverse in Europa possiamo beneficiare anche noi, ma il ragionamento può riguardare anche solo il Trentino. Questo significa riforma dell’Accordo di Milano, cioè dello Statuto. Non è una partita da poco: significa modificare la Costituzione.

E la riforma più generale dello Statuto?

Apriremo a breve una fase, nella maggioranza regionale, e prima in quelle provinciali, che ci deve portare all’apertura delle procedure per la riforma dello Statuto al di là dell’autonomia finanziaria. Per l’8 settembre, lunedì prossimo, ho convocato una riunione di maggioranza, con capigruppo e segretari dei partiti, per iniziare questo percorso. Parallelamente a Bolzano faranno la stessa cosa.

Non basta la clausola di salvaguardia contenuta nella riforma costituzionale?

Prevede il principio dell’intesa, quindi un rafforzativo della clausola già esistente, ma comunque si parla di un adeguamento degli statuti al nuovo assetto nazionale. Se vogliamo essere noi ad avanzare la proposta di quell’adeguamento, dobbiamo iniziare a ragionarci: non possiamo immaginare di restare al di fuori di un processo nazionale e di rimanere gli unici, come una riserva indiana, cui la riforma non si applica.

I tempi?

Piuttosto stretti. Ma ne parleremo con i partiti. Credo sia giusto che siano le forze di maggioranza a farsi carico di elaborare le modalità, magari nominando esperti che poi si confrontino con quelli di Bolzano. Il dato fondamentale, che tutti sottovalutano ma che io rivendico, è che c’è un accordo totale con Bolzano. Oggi lo Statuto unico sembra un fatto scontato, ma qualche mese fa l’aria che tirava a Bolzano era diversa. Ora l’idea è quella di muoverci sempre assieme.

Un terzo Statuto per alzare le barricate rispetto a un governo che appare sempre più centralista?

L’obiettivo deve essere quello di definire in maniera compiuta la possibilità di legiferare su tutte le competenze che deteniamo in maniera libera e con meno vincoli possibili, ma anche di limitare le intrusioni della Corta costituzione e dei governi nel nostro legiferare. Alla trasparenza assoluta nell’autonomia finanziaria deve corrispondere la possibilità di legiferare in maniera compiuta. Vada per il risanamento e il coordinamento della finanza pubblica, ma non con intrusioni nelle nostre decisioni di spesa.

E il capitolo riforma istituzionale? Quando sarà pronto il disegno di legge?

I partiti mi hanno chiesto un’altra settimana di tempo per formulare ipotesi anche emendative o aggiuntive rispetto al testo consegnato. In termini di assetto complessivo, la via è comunque tracciata: le Comunità restano ma saranno composte e governate in modo diverso rispetto a prima. Va ancora verificato se si possono introdurre correttivi in termini di maggiore definizione competenze, come chiede il Pd, e di rappresentanza unitaria delle valli al di là della sommatoria dei Comuni, come sembra chiedere l’Upt. Sono due aspetti importanti dal punto di vista filosofico e concettuale, ma oggi hanno bisogno di essere riempiti di contenuti.

C’è spazio per l’elezione diretta del presidente?

No. Ma ormai lo sanno tutti.

Giovedì prossimo al tavolo del Cipe tornerà il dossier Valdastico. Nessun timore?

Sul piano giuridico, qualsiasi atto non può superare un principio costituzionale. Il governo lo sa a tutti i livelli, il ministro Lupi, il sottosegretario Del Rio, lo stesso premier Renzi: proprio lui un mese fa mi chiese di mandargli una nota su questo punto. Lo sanno perfettamente: l’intesa con la Provincia resta ineliminabile. Noi rimaniamo disponibili ad aprire tutti i tavoli che servono. Ci rendiamo conto che l’A4, giustamente, punta a un rinnovo della proprio concessione, ma ci auguriamo che avvenga non passando per la Valdastico, ma nell’ambito di quella norma, finalmente adottata con decisione da governo italiano, per chiedere a livello europeo il rinnovo delle concessioni laddove si fanno investimenti. Uno di questi luoghi è l’A22. Ed è in quell’ambito che speriamo che anche l’A4 abbia il suo rinnovo: questa è la via migliore per comporre ogni ragionamento.

Un’ultima domanda: che fine ha fatto l’ipotesi del coinvolgimento delle banche per non rallentare il flusso dei pagamenti della Provincia, vincolato al Patto di stabilità?

Stiamo ancora studiando modalità di utilizzo delle nostre risorse di cassa, che non possiamo spendere, finalizzandole a un’assunzione di crediti in capo al sistema bancario, che potrebbe anticipare alle imprese alcune linee di pagamento. Ci sono dei costi a nostro carico, che vanno definiti. Ma nel giro di una settimana stipuleremo un protocollo.

Quanto potrà essere messo a disposizione?

Duecento milioni di euro.

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