Rossi: «La compagnia ora investa in Trentino»

Il governatore: «Non abbiamo mai avuto ponti levatoi, il radicamento sul territorio è un elemento di forza. Saggia la scelta di non prorogare i mandati»


di Chiara Bert


TRENTO. Dopo il lungo silenzio sullo scandalo Itas, il governatore Ugo Rossi ieri ha continuato a tenersi prudentemente alla larga da commenti sulla vicenda, che en passant ha definito «un incidente». All’indomani dell’assemblea dei delegati, che hanno stoppato la proroga dei mandati per il presidente Giovanni Di Benedetto, il presidente della Provincia giudica la decisione «molto saggia». E ai vertici di Itas si rivolge con un appello: «La compagnia investa in Trentino».

«Abbiamo sempre auspicato, e il presidente Di Benedetto lo sa - ha spiegato il governatore - che Itas fosse più protagonista di logiche di sviluppo territoriale. È un ambito da esplorare, e questo non per fare i localisti, ma perché siamo convinti che se diciamo alle imprese da fuori Trentino “investite qui che ne vale la pena”, questo vale naturalmente anche per le imprese trentine. Questo non deve assolutamente escludere che si raccolgano premi e si attuino logiche di ampliamento su altri mercati come Itas ha cercato di fare. Le due logiche devono essere conciliabili». «Ritengo - ha aggiunto - che ci sia la possibilità di investire non solo per una responsabilità sociale ma anche per un ritorno di carattere economico per la compagnia. Dobbiamo far ripartire gli investimenti privati ed è chiaro che un’assicurazione che ha sede sul territorio e che si è allargata, ha una dinamica di crescita e di utili che le consente di fare operazioni di sviluppo territoriale. Senza perdere di vista che parliamo di una compagnia di assicurazioni che come tale deve avere una solvibilità e che ha le sue regole. Prima di tutto vengono gli assicurati, perché i sinistri vanno pagati».

Rossi si è espresso anche su un passaggio del presidente Di Benedetto all’assemblea, quando per difendere la scelta di tenere le assemblee di Itas anche fuori regione, ha chiesto: «Vogliamo tirare su il ponte levatoio che aveva ridotto questa terra alla miseria?». Replica Rossi: «Ponti levatoi il Trentino non ne ha mai avuti perché non è mai stato terra di feudi, vassalli e valvassori. È stata una terra di autogoverno, non siamo mai stati sotto il giogo di nessuno e di ponti levatoi non abbiamo bisogno. È evidente che una realtà economica di un certo rilievo ha bisogno di sentirsi dentro un mercato più globale, figuriamoci un’assicurazione come Itas che ha acquisito una compagnia estera. Lo capiamo benissimo. Il punto è avere una caratterizzazione territoriale molto forte, quella che ne ha fatto nel tempo una compagnia di primo ordine accanto alla capacità però di stare su mercati più ampi. Bisogna saper conciliare le due cose». A proposito dello stop dei delegati alla proroga dei mandati per il presidente, il governatore ha detto: «Prendo atto della decisione dell’assemblea che è sovrana. La Provincia non ha preso nessun tipo di posizione, però la registro favorevolmente, mi sembra una decisione molto saggia in questo contesto. La Provincia è naturalmente interessata a sapere come Itas intende andare avanti. Il bilancio si chiude positivamente, ci sono condizioni di base positive realizzate anche durante il mandato del presidente Di Benedetto. Adesso spetta al cda e ai delegati gestire questa fase dopo l’incidente che c’è stato. Noi garantiamo innanzitutto l’autonomia di un soggetto economico rispetto alla politica, ma dall’altra anche la presenza istituzionale nel momento in cui Itas decide le sue politiche che si possono anche intersecare con le nostre». Tradotto: Itas ha liquidità da investire, lo faccia anche in Trentino.













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