Robol prende tempo, Fronza al timone

La segretaria riflette e per ora non si dimette. La presidente: «Il Pd unito nella mia persona. Giulia resta una risorsa»


di Chiara Bert


TRENTO. Giulia Robol, la segretaria sfiduciata - non formalmente ma politicamente - si prende il tempo di riflettere prima di annunciare decisioni. Dopo la bufera sulla sua autocandidatura a sindaco di Rovereto, lunedì sera l’assemblea del Pd, all’unanimità, le ha chiesto di dimettersi e di agevolare una transizione meno traumatica verso un nuovo congresso. Ieri le dimissioni non sono arrivate. Robol, ancora bloccata dall’influenza, ieri non si è presentata nemmeno in giunta comunale a Rovereto, rimandando così il difficile faccia a faccia con il sindaco Andrea Miorandi che ieri l’ha scaricata con accuse pesanti, «nell’ultimo anno non ha lavorato» e «ha agito per ambizioni personali» (ne riferiamo in cronaca di Rovereto). Con lei ha parlato più volte in questi giorni convulsi la presidente del Pd, Lucia Fronza Crepaz, a cui l’assemblea ha affidato un ruolo di rappresentanza del partito fino a quando non sarà individuata una nuova gestione, verosimilmente nella nuova assemblea di lunedì prossimo.

E Fronza Crepaz è pronta a prendere il timone, riferimento in primis per gli alleati con cui il Pd dovrà sedersi al tavolo per definire le partite ancora aperte sulle comunali, da Lavis a Mori, da Ala a Dro. «Sono operativa, espressione di una gestione collegiale - annuncia la presidente - il Pd c’è, unito nella mia persona a cui l’assemblea ha affidato un mandato all’unanimità, quindi plenipotenziaria. Lunedì prossimo completeremo la transizione». Con la segretaria Fronza Crepaz ha tenuto sempre i canali aperti: «Giulia è una risorsa per il Pd, dalla sua parte ha l’età, l’essere donna, l’intelligenza, l’esperienza di amministratrice. Se fa un passo indietro, come tutti noi, il posto per lei nel Pd c’è». Le dimissioni di Robol, hanno sottolineato tutti in assemblea, eviterebbero di accelerare i tempi del congresso (da Statuto, in caso di sfiducia, dovrebbe tenersi entro due mesi) e dovrebbero favorire una soluzione che traghetti il Pd alle amministrative di maggio e poi al congresso, entro fine anno. Come? Sul tavolo resta l’ipotesi di un «triumvirato» di garanzia, con un rappresentante per ognuna delle tre mozioni congressuali (Robol, Scalfi, Filippi). Fuori gioco i candidati al congresso dello scorso anno, così come i candidati alle prossime comunali. Ma - sostengono in molti - anche chi pensa di candidarsi alla segreteria. Per la mozione Scalfi circolano già i nomi di Andrea Pradi, Daniela Filbier, Thomas Deavi. I prossimi giorni serviranno a trovare la quadra in attesa della decisione della segretaria. «C’è l’assoluta consapevolezza che bisogna tornare alla normalità e che una situazione del genere non deve ripetersi più», riflette Gigi Olivieri, «questa impasse l’abbiamo già passata due volte, al prossimo congresso i candidati alla fine dovranno essere due per delineare una maggioranza chiara». La pensa così anche la presidente, incaricata di predisporre con la segretaria e la commissione statuto una proposta di regolamento congressuale. Intanto Fronza Crepaz dà la sua chiave di lettura della crisi del Pd: «La vera tentazione del potere è fare le cose fa soli. E invece se non facciamo squadra non ce la facciamo a gestire un partito come il nostro. La cosa più bella dell’assemblea di lunedì è stata essersi presi tutti la responsabilità. La politica risente del male della società e oggi deve reimparare il valore del “noi” e della partecipazione. Per questo suggerisco che la gestione unitaria sia il più possibile allargata, ai consiglieri, al coordinamento, all’assemblea, ai circoli».

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