Rivolta in carcere il processo (al cinema) rinviato di un anno

Trento. Se ne riparla l’ottobre del prossimo anno. La prima udienza sulla rivolta nel carcere di Trento del 22 dicembre del 2018 si è chiusa con un lungo rinvio necessario per notificare gli atti...



Trento. Se ne riparla l’ottobre del prossimo anno. La prima udienza sulla rivolta nel carcere di Trento del 22 dicembre del 2018 si è chiusa con un lungo rinvio necessario per notificare gli atti agli imputati che sono sparsi in mezza Italia. Un’udienza, quella di ieri, che si è tenuta in una location del tutto inedita, quella del cinema delle caserme dei genio guastatori in Clarina. Sì perché la pandemia ha effetti anche su questo. Visto il numero degli imputati - 81 - e quindi dei relativi avvocati e vista anche la necessità di garantire una distanza di sicurezza fra tutti per evitare che un’udienza si trasformi in un possibile focolaio di coronavirus, è stato necessario uscire dal palazzo di giustizia. E dopo un controllo delle sedi possibili e disponibili, la scelta è andata sulla sala cinema della caserma Battisti. Che ieri ha visto uno schieramento di forze dell’ordine per un’udienza che è stata relativamente breve. Ci sono stati infatti dei problemi relativi alle notifiche e in alcuni casi anche per le traduzioni in arabo e quindi le difese hanno chiesto un rinvio che permettesse di raggiungere tutti gli imputati. Che sono sparsi per mezza Italia al momento. Da qui la decisione di fissare la prossima udienza ad inizio ottobre dell’anno venturo.

Gli indagati per i fatti del 22 dicembre di due anni fa erano 85 ma la procura aveva stralciato quattro posizioni chiedendo quindi il giudizio per 81. Per questi il quadro era cristallizzato alla chiusura delle indagini con i reati contestati che non hanno subito modifiche. E quindi violenza e minaccia a pubblico ufficiale e di incendio con conseguente danneggiamento. Per chi ha indagato, nella rivolta c’è stato un gruppo, composto da una decina di nordafricani che ha avuto il ruolo di promotore. La causa scatenante della rivolta, il suicidio di un detenuto. E quando la notizia è iniziata a circolare fra nella casa circondariale di Spini, ci sarebbe stata la reazione dei detenuti. Reazione che inizialmente si era limitata alla “battitura” sulle inferriate per poi trasformarsi in rivolta.













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