Rifugista bloccato in Birmania 

La storia. Carlo Budel, il custode di vetta della Marmolada, è in isolamento forzato nel sud-est asiatico: «Per ora tornare a casa è impossibile» Confini chiusi, voli aerei interrotti: «Sono con un amico in un piccolo villaggio, stiamo bene, restiamo qui. Nelle grandi città c’è ostilità verso gli italiani»


Andrea Selva


Trento. Dalla solitudine della vetta della marmolada all’isolamento su una spiaggia della birmania: carlo budel, 47 anni, custode di capanna punta penia, è bloccato nel sud est asiatico, a ngapali beach, a circa 14 ore di pullman dall’ex capitale yangon. con lui c’è l’amico mario campigotto, con cui budel condivide questa “quarantena” a tempo indeterminato, vista l’impossibilità di fare rientro in italia al termine di un lunga vacanza invernale.

Carlo Budel, come è la situazione in Birmania?

A questo punto tornerei volentieri a casa, ma ormai è impossibile.

Perché?

Le frontiere della Birmania sono chiuse, ma anche uscendo dal paese non ci sarebbero voli per l’Italia. Noi avremmo un biglietto di ritorno per il 21 aprile, dalla Tailandia, ma ormai lo diamo per perso. Ci vorranno mesi perché questa situazione si risolva.

Avete provato a raggiungere un aeroporto?

Noi ci troviamo a Ngapali Beach, una bellissima località di mare a 14 ore di pullman da Yangon. Ci siamo trovati di fronte a una scelta: restare qui, dove abitiamo da una ventina di giorni all’interno di una piccola guest house, oppure cercare di raggiungere una grande città nel tentativo di tornare in Italia. Abbiamo scelto di fermarci qui.

Per quale motivo?

L’altra prospettiva era quella di ritrovarci bloccati in una metropoli (Yangon ha quasi 5 milioni di abitanti) senza la possibilità di prendere un aereo visto che i voli sono bloccati e in una situazione potenzialmente molto rischiosa: non solo per il rischio di essere contagiati, ma anche perché gli italiani in questo momento sono molto malvisti e ho anche avuto notizia di episodi di aggressività contro nostri connazionali. Da quello che so ci sono molti italiani bloccati in Asia, ad esempio in India e Tailandia, in condizioni molto complicate.

Avete tutto quello di cui avete bisogno?

Per il momento sì. I proprietari della nostra guest-house – gente del posto – ci hanno assicurato che continueranno ad ospitarci, preparando da mangiare anche per noi se, come sta succedendo, dovessero chiudere i ristorantini sulla spiaggia dove siamo andati finora. Ho solo una paura…

Quale?

Finora ci possiamo muovere liberamente, ma se dovesse arrivare l’ordine di restare chiusi in casa la situazione precipiterebbe. Siamo in un regime militare e non si scherza con l’autorità. A quel punto – chiusi dentro – diventerebbe tutto molto pesante.

Quanto vi costa la permanenza?

Per la stanza spendiamo circa 8 euro a testa. E la proprietaria quando ha capito che siamo in difficoltà ci ha fatto lo sconto, giusto per capire l’ospitalità di questa gente che vive tranquilla, convinta che Buddha li proteggerà anche da virus. Con altri 8 euro possiamo mangiare: il problema non sono i soldi.

Ci sono molte persone nella vostra situazione?

Ormai qui non c’è più nessuno. Di giorno mi capita di entrare all’interno di villaggi vacanze molto lussuosi, posti proibitivi, dove non è rimasto più nessuno: passeggio liberamente tra giardini e piscine di lusso, attorno a me c’è solo qualche ragazzo che è rimasto per fare la manutenzione per il resto è il deserto. Passo le giornate assieme alla gente del posto che vive pescando con le reti e poi mette a seccare il pesce.

Riesce a reggere questa situazione?

Qui ho tutto quello che serve e la solitudine (da buon montanaro) non mi fa certo paura, ma è chiaro che in questo momento preferirei di gran lunga essere a casa tra le mie Dolomiti.

Quest’estate lei doveva salire per la terza volta sulla vetta della Marmolada, per gestire Capanna Punta Penia, in accordo con la famiglia di Aurelio Soraruf. Come la vede?

La vedo molto dura. Non solo perché non so davvero quando avrò la possibilità di tornare in Italia, ma anche perché non so se a quel punto potrò salire sulla Marmolada: spero tanto di sì perché vorrà dire che questa epidemia si è risolta. Comunque, in attesa di tornare in vetta, continuo a pubblicare sui social network (in particolare su Instagram) le foto della mia vacanza.

Cosa cambierà dopo tutto questo?

Mi auguro soprattutto che cambi la testa delle persone, che la gente preferisca la montagna ai centri commerciali e che passi l’idea di una montagna semplice, senza nuovi impianti da sci nelle zone incontaminate. Anche perché non ci saranno più soldi...

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano

L’ultimo saluto

A Miola di Piné l’addio commosso a don Vittorio Cristelli

Una folla al funerale del prete giornalista che ha segnato un’epoca con la sua direzione di “Vita Trentina”. Il vescovo Tisi: «Non sempre la Chiesa ha saputo cogliere le sue provocazioni»

IL LUTTO. Addio a don Cristelli: il prete “militante”
I GIORNALISTI. Vita trentina: «Fede granitica e passione per l'uomo, soprattutto per gli ultimi»
IL SINDACO. Ianeselli: «Giornalista dalla schiena dritta, amico dei poveri e degli ultimi»