Rettorato all’ex museo, via al trasloco / VIDEO

La rettrice De Pretis: «Siamo soddisfatti, spazi ampi e di pregio». Provincia, spostamenti a palazzo Itas ed ex Cassa malati


di Giuliano Lott


TRENTO. É iniziato il trasloco del Rettorato, che dalla sede di via Belenzani va a ricollocarsi nell’ex Museo tridentino delle scienze di via Calepina. La rettrice Daria de Pretis vi si stabilirà da lunedì, ma nel frattempo si sono già insediati il settore comunicazioni dell’Università, che a breve verrà imitato dall’ufficio tecnico e dalla direzione generale. «Siamo molto contenti, soddisfatti perché per noi è un grande salto di qualità. Abbiamo a disposizione spazi più ampi e alcune sale di altissimo pregio che si riveleranno ottime per organizzare eventi e incontri» commenta la rettrice stessa.

Mentre in via Calepina un gruppo di solerti facchini scarica camion colmi della mobilia degli uffici di via Belenzani, altri traslochi di rilievo sono alle porte. Uno di questi riguarda lo stabile Itas di via Mantova, in predicato di ospitare numerosi uffici della Provincia. «Abbiamo fatto una gara per cercare di ridurre il costo degli affitti e il risultato, grazie a un ribasso che supera il 30%, è che abbiamo preso in affitto l’intero palazzo dall’Itas e una parte dell’ex Cassa malati di via Grazioli - racconta l’ingegner Raffaele De Col, dirigente generale del dipartimento lavori pubblici e mobilità della Provincia -. Sulla dislocazione dei vari uffici ci sono già delle ipotesi di massima, discusse già con la vecchia giunta provinciale. Vanno però valutate assieme alla nuova giunta e alle strutture della Provincia interessate all’eventuale trasloco». L’affitto “al ribasso” all’ex palazzo Itas e alla ex Cassa malati di fatto svuoteranno molti uffici operativi che oggi si trovano in spazi non di proprietà pubblica, ma in affitto.

Intanto l’ex rettorato di via Belenzani, attraverso Patrimonio Spa, andrà alla Federazione della Cooperative assieme all’ex dogana (quella che fino a qualche mese fa era la sede del centro sociale Bruno, ora traslocato a Piedicastello) come contropartita per l’area dell’Italcementi, ormai sgomberata dalla vecchia fabbrica con eccezione dei due enormi camini del cementificio, lasciati in piedi come esempio di archeologia industriale.

Stesso destino dovrebbe seguire la vecchia dogana, condannata ad essere rasa al suolo, a meno di un intervento dell’ente pubblico per tutelare la facciata, ridipinta da due muralisti nel 2008 e caratterizzata dal grande orso, divenuto nel tempo uno degli edifici “simbolo” (non ufficiale, anzi abusivo, dato che la decorazione non era autorizzata e fruttò al centro sociale una multa di 800 euro per imbrattamento) della città.

Sull’eventualità di lasciare a vista almeno il muro di facciata - quello con l’orso dipinto - sta ragionando anche l’assessore alla cultura Tiziano Mellarini. Decisioni definitive non sono ancora state prese, ma i tempi sono stretti, poiché Patrimonio Spa deve consegnare l’area ripulita e bonficata, qualora l’inquinamento del sottosuolo si riveli più importante del previsto, al massimo entro giugno. Fatti i conti, in meno di tre mesi l’area ex dogana dovrà essere consegnata “pulita” alla Federazione delle Cooperative.

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