Regione a rischio svuotamento

Fugatti: «Ormai è solo bancomat». Manica: «No, sono risorse per il territorio». Baratter: «Vanno restituite competenze»



TRENTO. Regione bancomat? Così parrebbe a guardare la sfornata di contributi (2,4 milioni) approvata dalla giunta nell’ultima seduta: cultura, arte, eventi sportivi, ma anche feste di carnevale, cori, la sagra della ciuiga, e pubblicazioni di ogni tipo, compreso il vocabolario italiano-nonesoladino.

La politica trentina si divide, con però un leit motiv comune: «La Regione rischia di essere completamente svuotata». Va all’attacco la Lega con il segretario Maurizio Fugatti: «Ormai erogare soldi è l’unica funzione che ha la Regione, quando verranno a saperlo i tanti nemici dell’autonomia non ne usciremo bene. Dovremmo invece valorizzarla perché è l’unico modo per difendere la nostra specialità. Ma Rossi e Kompatscher hanno firmato con Renzi un patto che ci ha ridotto le risorse al 70% e potrà essere derogato ogni volta che lo Stato avrà bisogno di altri soldi». Anche per Rodolfo Borga (Civica Trentina) il tema oggi è quello del ruolo della Regione: «I segnali della Svp sono chiarissimi, vogliono trasferire alle Province anche tutte le competenze sugli enti locali, con il benestare del centrosinistra trentino. Ma la Regione oggi è l’ultimo baluardo e così verrebbe liquidata».

Concorda in parte con la riflessione di Borga Alessio Manica, capogruppo del Pd. Che sulla Regione-bancomat osserva: «È vero che rispetto ad altri territori noi abbiamo ancora una certa disponibilità finanziaria, che se usata bene serve a sostenere cultura e turismo sul territorio. Ma il tema di una Regione che è stata progressivamente svuotata esiste, e in consiglio si avverte tutto. Uno svuotamento che è un elemento di debolezza, perché viene meno quella cornice che è il vero ancoraggio della nostra autonomia». «È evidente - prosegue - che molti sudtirolesi mal sopportano la Regione ma noi trentini non lo dobbiamo avallare, dobbiamo pretendere la costruzione di una nuova Regione». E Manica prende le distanze dal ddl Zeller-Palermo, che punta a trasferire alle due Province le competenze sugli enti locali e su cui il consiglio sarà chiamato ad esprimere un parere: «Non lo condivido. Finché non facciamo un ragionamento complessivo sul Terzo Statuto non possiamo dire sì all’ennesima riduzione delle competenze della Regione». Per il capogruppo del Patt Lorenzo Baratter «non è vero che la Regione oggi è solo un bancomat, in fondo investe risorse nelle cultura, nelle minoranze linguistiche, in iniziative di promozione del territorio, integrando talvolta le minori risorse a disposizione delle due Province. Perché tutto ciò che è investimento in cultura, volontariato, associazionismo sembra denaro al vento? Sono risorse che vengono redistribuite nella società e tengono viva quella rete di iniziative che rappresentano un fattore di aggregazione sociale, di valorizzazione delle identità e lingue locali». Quanto al futuro della Regione, osserva, «mai come in questo momento Trento e Bolzano - leggi Rossi e Kompatscher - stanno lavorando in completa sinergia». «Personalmente ritengo che alcune competenze potrebbero essere restituite alla Regione per favorire una maggiore coesione e integrazione dei mondi sudtirolese e trentino. Proprio la cultura potrebbe rappresentare un prezioso fattore di rilancio: una nuova competenza per contaminare maggiormente le due culture, contestualmente a una sempre maggiore conoscenza dell'italiano e del tedesco». «La destra tedesca che crede sia giunta l'ora di smantellare la Regione e tenere solo le due Provincie, non ha compreso che significherebbe la fine della nostra autonomia».

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