Redditi, trasparenza solo in casa Pd

I parlamentari trentini di centrodestra dicono no alla pubblicazione del 730


Luca Petermaier


TRENTO. Il risultato è netto e non c'è mica da stare a discutere o giustificarsi: potendo scegliere se pubblicare sul sito della Camera di appartenenza la propria posizione patrimoniale dal 2008 al 2011 i parlamentari trentini di centro sinistra battono i colleghi di centro destra 3 a 0. Tutti i rappresentanti trentini del Partito Democratico (Laura Froner e Letizia De Torre alla Camera, Giorgio Tonini al Senato) hanno aderito all'iniziativa di un gruppo di parlamentari (piuttosto trasversale) resa ufficiale dai presidenti dei due rami del Parlamento Fini e Schifani: pubblicare online i patrimoni dei parlamentari italiani, dando in questo modo sostanza ad un principio (quello della trasparenza) che sembrava valesse per tutti meno che per deputati e senatori.

Per loro, infatti, vale la regola secondo cui le dichiarazioni dei redditi e l'intero stato patrimoniale (beni mobili, immobili, azioni, ecc) sono sì pubblici ma consultabili solo negli uffici della Camera di appartenenza. E' chiaro che con una simile regola la trasparenza è, nei fatti, disinnescata dalla oggettiva difficoltà della maggioranza degli elettori di accedere «fisicamente» a quelle informazioni. Ecco, dunque, che una pattuglia di parlamentari ha chiesto di aggirare l'ostacolo pubblicando sui siti di Camera e Senato i dati patrimoniali.

Dopo un primo «no» dei segretari questori la situazione - come spiegava ieri «La Repubblica» - si è da poco sbloccata grazie all'intervento di Fini e Schifani: qualora il parlamentare accetti di firmare una liberatoria i suoi dati patrimoniali finiranno online, offrendo così un contributo alla (difficile) battaglia della trasparenza in politica. Diciamo che (in piccolo) il Trentino rispecchia le proporzioni dell'Italia: se nel complesso la liberatoria è stata firmata da ben 139 parlamentari del Pd, solo 42 del Pdl e appena 4 della Lega, in Trentino il Pd ha fatto il pieno con il via libera alla pubblicazioni di tre parlamentari su tre.

In casa del centro-destra sembra che di fronte alla parola «trasparenza» scatti come una specie di orticaria e infatti nessuno degli appartenenti al Pdl locale o alla Lega (e compreso l'ex Pd Claudio Molinari, ora passato all'Api) ha accettato di rendere pubblica la propria situazione patrimoniale. Va detto, per la precisione, che nel 730 non entrano tutte le voci della «paga» parlamentare, visto che i soldi per i collaboratori e i rimborsi (oltre 7000 euro al mese) non fanno parte dell'«indennità» da dichiarare.













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