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Rampini: "Bianchi e operai hanno eletto Trump"

Trento, le elezioni Usa secondo il giornalista: "Si sentono come stranieri a casa loro"



TRENTO. Vecchia conoscenza del Festival, di cui non ha mai perso un'edizione, portando sempre il suo contributo puntuale ed aggiornato, Federico Rampini, corrispondente di Repubblica, scrittore, anche autore di due spettacoli teatrali andati in scena in passato a Trento, questa volta ha parlato di di "stranieri a casa loro", ovvero degli americani che hanno eletto Donald Trump. Introdotto dal nostro vicecaporedattore Paolo Morando, al pubblico accorso al teatro Sociale ha spiegato come questi americani in sostanza appartengano alla " classe operaia bianca, che non si percepisce 'povera' e che non ama essere definitiva working class, espressione che rimanda alla vecchia lotta di classe, che si sente piuttosto classe media, perché in passato percepiva salari dignitosi". Oggi la working class bianca si sente esclusa dal sogno americano e tradita dalla sinistra liberal, che le preferisce le minoranze etniche o sessuali, che si preoccupa più dell'ambiente che delle fabbriche che chiudono. Aveva votato Obama, questa volta le ha preferito Trump. "Non a caso - ha detto Rampini - Hillary ha conquistato moltissimi voti in Stati come la California postindustriale ma ha perso in cinque Stati operai fondamentali". Ciò vale per l'Obamacare, che l'elettorato di Trump vuole affondare. Ma vale anche per la globalizzazione, che ha mantenuto le sue promesse in Oriente ("Cindia", ovvero Cina, India e paesi satelliti), mentre in Occidente ha impoverito la classe lavoratrice e ora anche i "colletti bianchi", senza offrire a chi ne fa le spese alternative credibili. Su questo e altri temi spinosi - immigrazione compresa - la sinistra non convince più. Il risultato è che a dire "il re è nudo" rimangono solo i Donald Trump. Presto Rampini porterà nei teatri anche un nuovo spettacolo teatrale, "Trump blues".

La vittoria di Trump è una questione di soldi I risultati delle elezioni americane sono stati una grande sorpresa: ma cosa è successo realmente?

C'è una fila, per entrare nel "sogno americano". Molti hanno la sensazione che non si muova, che sia una fila immobile. E' composta in gran parte da lavoratori del Midwest, dagli operai bianchi, che si aggrappano "alla loro bibbia, alla loro birra e alle loro armi", come detto infelicemente da Obama a San Francisco, città della sinistra non a caso più radicale e benestante. Ogni tanto però alcuni gruppi minoritari si staccano da quella fila, passano davanti a tutti ed entrano. Sono i membri delle minoranze considerate dai liberal, neri, ispanici, o anche gay e transgender. Gli altri rimangono fermi. L'intellighenzia li definisce "colli rossi", perché fanno lavori manuali, all'aperto, e lì si abbronzano. Sono gli "stranieri a casa loro" che hanno votato Trump. Amano il wrestling, le corse di auto truccate, le reti della Fox. Hanno molte più cose in comune con Trump che non con l'elittes di sinistra. Sono stati presi in giro perché bigotti, ma non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento se di religione islamica, perché ciò non sarebbe stato politicamente corretto. La classe operaia bianca ha anche votato contro l'Obamacare, nella convinzione di stare pagando il conto per persone che a suo giudizio l'assistenza sanitaria pubblica non la meritavano. "La sanità negli Usa è comunque una giungla di burocrazia, privata e non pubblica - ha detto Rampini - e l'Obamacare non la aveva smantellata. E' vero che per almeno 20 milioni di persone aveva rappresentato per la prima volta l'accesso alla sanità pubblica. Ma parte dell'elettorato bianco non l'ha amata. Ha ritenuto che fosse stata realizzata con le sue tasse. Che andasse a vantaggio di persone che non se la meritavano".













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