"Ti tagliamo la testa con la scimitarra" / VIDEO

Il drammatico racconto di Ottavio Vicentini, picchiato, minacciato di morte e sequestrato in casa dai banditi incappucciati a Rovereto nella serata di Pasqua


di Paolo Tagliente


ROVERETO. «Volevano i soldi, urlavano e brandivano una specie di scimitarra che mi hanno più volte puntato alla gola, minacciando di tagliarmi la testa. E mi hanno picchiato al volto. Con violenza». A quasi due giorni dalla brutale aggressione di cui è stato vittima nella serata di Pasqua, Ottavio Vicentini racconta le drammatiche ore trascorse in balìa dei due malviventi che l’hanno assalito nella sua bella villa di viale Zugna. I segni delle percosse sul suo viso sono ancora ben visisili, così come i sei punti di sutura all’arcata sopraccigliare destra, ma il coriaceo settantacinquenne si lascia andare anche a qualche sorriso. «Piano piano – spiega – la mia vista sta tornando alla normalità. Il giorno dopo l’aggressione, infatti, vedevo pochissimo, tutto era offuscato. Oggi va un po’ meglio, anche se i colpi subiti mi hanno lasciato numerose ferite in bocca».

Un pestaggio brutale, quello di cui Ottavio è rimasto vittima, probabilmente compiuto da “professionisti” senza scrupoli che, questo è il sospetto del pensionato, sapevano bene come muoversi. «Puntavano ai soldi – continua Vicentini – e pur di farmi rivelare dove li tenevo non avrebbero esitato a uccidermi, se fosse stato necessario. Me l’hanno ripetuto più volte e non dubito che l’avrebbero fatto. Per quasi due ore hanno rovistato ovunque, distruggendomi la casa. Sono convinto che avessero pianificato bene l’azione – prosegue – e hanno dimostrato di sapere come e dove muoversi. Non si spiegherebbe, altrimenti, come siano riusciti a trovare il quadro elettrico per togliere la luce nell’appartamento. Sono stranieri, ma parlavano perfettamente l’italiano ed è gente che vive in zona, ne sono certo».

Tutto era iniziato qualche ora prima, con il tentativo dei malviventi di introdursi con l’inganno nella grande casa di Vicentini. «Ho sentito dei rumori provenire dal portoncino d’entrata – racconta – e quando sono sceso per vedere cosa stese succedendo ho visto attraverso il vetro della porta che all’esterno c’erano due persone. Ho chiesto cosa volessero e mi hanno risposto che erano assicuratori (non giornalisti, come riportato ieri, ndr) e che volevano farmi delle proposte vantaggiose».

È il tardo pomeriggio della domenica di Pasqua e Vicentini sa bene che, a quell’ora e in quel giorno, anche gli assicuratori, quelli veri almeno, sono a casa a festeggiare con le loro famiglie. «Ho detto loro che non mi interessava nulla e che dovevano andarsene da casa mia».

Cosa che i due hanno diligentemente finto di fare, prendendo solo tempo per mettere in atto il piano B. Quando Vicentini è uscito per controllare di persona, infatti, dei due non c’era più traccia. Sono tornati poco dopo, invece, staccando la corrente e costringendo il settancinquenne a uscire nuovamente per recarsi al quadro elettrico. «Una volta lì – prosegue Ottavio nel suo drammatico racconto – sono stato aggredito. Indossavano passamontagna e guanti». Vicentini, che non è certo uomo arrendevole e può contare su un fisico ancora prestante, cerca di reagire e dà inizio a una breve colluttazione. I due energumeni, però, hanno la meglio e la reazione della loro vittima lì rende probabilmente ancora più violenti. E Ottavio ne fa le spese. Lo picchiano, lo trascinano in casa, lo legano, lo gettano sul divano e lo minacciano, puntandogli al collo una scimitarra. Passano un paio d’ore e i banditi se ne vanno con qualche anello, le chiavi di casa dell’uomo e il suo cellulare. Quello usato poco dopo per chiamare - con voce palesemente modificata - il 118 e inviare soccorsi nella casa di viale Zugna. Un racconto che ieri Ottavio ha ripetuto al dirigente del Commissariato Leo Sciamanna e agli altri inquirenti, da cui è stato nuovamente ascoltato.













Scuola & Ricerca

In primo piano