Quel canto Sat procura i brividi della musica colta



Se Brahms avesse potuto ascoltare il Coro della SAT, lo avrebbe aggiunto nel numero delle gioie artistiche che gli dava l'Italia. Parola di Massimo Mila, citato da Piero De Martini, architetto e designer milanese, fassano d'adozione, e musicologo per passione "per non dire dilettante che sa di improvvisazione", precisa, che questa sera alle 18 in municipio di Predazzo, inaugurerà "l'aperitivo con l'autore".  La manifestazione è promossa dal Comune e curata da biblioteca e libreria Discovery. Sarà presentato al pubblico fiemmese "Il Conservatorio delle Alpi", edito da Bruno Mondadori.  Perché un altro libro sul coro della SAT?  L'idea era nella mia testa da 60 anni. Il primo ascolto mi ha dato le stesse emozioni della musica colta. Quel brivido l'ho sentito nei primi anni'50 quando, a Pozza in vacanza, ebbi la possibilità di ascoltare 4 personaggi che cantavano. Erano del coro della Sat e li ho subito collegati con i primi dischi. Lì, ho capito quanto fossero dei bravi musicisti.  Insomma se n'è proprio innamorato  Pensi che il Coro della Sat è stato più volte citato oltre che da Mila, da molti musicisti tra cui Luigi Dallapiccola che sentendo "Il testamento del capitano" in una registrazione del'35, (è la seconda registrazione del CD) ha detto: 'mi fa pensare a Beethoven' Che c'è di nuovo in questa ricerca?  Si è scritto tanto sul Coro della SAT, ma in un miscuglio di canti popolari, alpini. La vera musica veniva fuori male. Questo è un libro sulla musica.  Quindi secondo lei finora si è fatto più folclore che musica attorno al coro della Sat?.  Tutte cose legittime per carità, però gli aspetti musicali e le doti di veri musicisti di questi ragazzi non è mai emerso in maniera chiara  Abbiamo già ricordato, e lei lo cita spesso, Massimo Mila da cui ha attinto il titolo del suo libro "Il Conservatorio delle Alpi"  Massimo Mila ha definito così il coro della Sat in quanto luogo dove si conserva la musica. Lui è stato anche polemico con i puristi del canto popolare, tra cui Pavese e Pasolini, i quali ritenevano dovessero essere cantati come all'origine, come canti folcloristici puri. Per Mila invece tra il purismo del canto originale e il coro della SAT c'era la stessa differenza che c'è tra un fiore infilzato e una farfalla che vola sui prati del Pordoi.  Però è anche vero che spesso le armonizzazioni modificano gli stilemi del canto popolare  Certo, ma ciò non accadeva con i Pedrotti (fondatori del Coro) i quali usavano sapienza musicale e buon gusto, senza virtuosismi e senza tradire lo spirito del testo.  A chi è rivolto "Il Conservatorio delle Alpi". Ai musicisti, agli appassionati o ai semplici fruitori del canto corale?  Penso sia rivolto a tutti. Il Coro della Sat è riconosciuto universalmente. Quando hanno dato il Nobel a Quasimodo nel'59 hanno messo il disco "La montanara" perché era un canto in cui ci si riconosceva, e nel'37 il Coro SAT era stato invitato 5 volte alla RAI. Allora accadeva davvero a pochi.  Il libro, 242 pagine, è corredato da molte immagini e da un CD audio. Cosa contiene?  Io ho avuto la fortuna di accedere, grazie alla figlia Chiara, all'archivio di Silvio Pedrotti il quale comprende anche vecchi nastri degli anni '50. Li ho trasferiti in digitale trovando cose straordinarie tra cui registrazioni di prove per i dischi, o quelle di Arturo Benedetti Michelangeli che prova le proprie canzoni a casa di Enrico Pedrotti. Un atto d'amore dunque quello di Piero Martini, 71 anni milanese con la passione della musica, un tabià ristrutturato a Pozza, dove è in programma analogo incontro il 16 agosto.  A Predazzo ripercorrerà, storia, documenti (anche sonori) e testimonianze di questo sodalizio che debuttò nel 1926 "nascondendosi dietro un paravento perché si vergognavano".

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