alto adige

Quattro sudtirolesi tra gli aguzzini di Auschwitz

Online la lista delle SS messe a guardia del campo: tra loro i bolzanini Pichler, Hager e Kaufmann e il meranese Gufler


di Mario Bertoldi


BOLZANO. La pagina nera della storia sudtirolese riguardante la partecipazione convinta di poco meno di cinquemila optanti alla Germania di Hitler, si arricchisce di un nuovo importante tassello di ricostruzione storica. Lo ha fornito nelle ultime ore l’istituto polacco della memoria che sta lavorando da anni per dimostrare che i polacchi furono vittime e non attori della «fabbrica della morte» nazista realizzata ad Auschwitz-Birkenau in territorio polacco durate l’occupazione tedesca, dal 1939 al 1945.

L’Istituto polacco della memoria (istituito nel 1989 dopo la fine della dittatura comunista) ha diffuso un elenco di 9686 nomi di persone che hanno operato all’interno del campo di sterminio secondo le disposizioni del comando nazista. Veri e propri aguzzini al servizio del Führer (con diversi ucraini, lituani e lettoni) e del piano di sterminio degli ebrei deciso nel 1942 alla conferenza di Wannsee presso Berlino dai gerarchi del Reich e organizzato con atroce efficienza e precisione industriale dal capo delle SS Heinrich Himmler e dal fedelissimo Adolf Eichmann.

Il nuovo elenco di chi collaborò nella fabbrica della morte di Hitler è stato compilato dallo storico polacco Aleksander Lasik, a capo di un team di ricercatori che ha consultato archivi polacchi, tedeschi, austriaci, americani, russi e di altro Paesi.

Nell’elenco compaiono anche i nomi di quattro sudtirolesi: Hans o Johann Pichler (nato a Bolzano nel 1901), Anton Hager (nato a Bolzano nel 1912), Hans Gufler (nato a Merano nel 1915) ed Ernst Kaufmann (nato a Bolzano nel 1920). Secondo quanto emerge dai documenti storici, i quattro avrebbero avuto ruoli diversi all’interno del campo di sterminio gestito dalle SS. Pichler sarebbe stato semplice tiratore (SS-Schütze), Hager artigliere (SS-Sturmann), Gufler e Kaufmann comandanti di pattuglia (SS-Rottenführer o SS-Unterscharführer). Secondo il direttore del Museo di Auschwitz, Piotr Cywinski, la ricerca è stata difficile, a causa della distruzione sistematica dei loro archivi da parte dei nazisti.

Gli storici sudtirolesi, però, non si sono dimostrati sorpresi dalle nuove rivelazioni. E’ probabile che col tempo emergano anche altri nomi di chi decise nel 1939 di lasciare l’Alto Adige e l’Italia fascista per mettersi al servizio della Germania nazista. Fu l’effetto delle opzioni. Forse anche per questo la percentuale di adesione al nazismo tra la popolazione sudtitolese fu più elevata rispetto ad altre zone di reclutamento.

Un particolare già emerso due anni fa nel libro di Thomas Casagrande, studioso e storico di Francoforte, figlio di un SS sudtirolese mai pentito.Il padre Otto nativo di Laives, è morto nel 1990 di infarto durante un raduno di veterani dell’organizzazione paramilitare d’elite del partito nazionalsocialista tedesco. Nel libro Casagrande parla di «comportamento esemplare e convinzione fantatica» di molti sudtirolesi affascinati all’epoca dal regime di Hitler. Sarebberpo stati dai 3500 ai 5000. «Chi decise di arruolarsi nelle SS - spiega lo storico Leopold Steurer - non lo fecero certo contro la propria volontà. E’ però strano che dopo il 1945 nessuno dei sopravvissuti abbia deciso di parlare».













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