Quarta, pena inasprita per i maltrattamenti

In appello, la condanna raggiunge i 4 anni e 8 mesi, più 50 mila euro di provvisionale per la bimba di 6 anni, in primo grado non inclusa fra le vittime



TRENTO. Pena inasprita in appello per Marco Quarta, accusato di maltrattamenti in famiglia. L'immobiliarista, già condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio della moglie Carmela Morlino il 12 marzo 2015 davanti alla sua casa di Zivignago, si è visto infliggere ieri la pena di 4 anni e 8 mesi - contro i 4 anni del primo grado di giudizio - più 50 mila euro di provvisionale.

La corte ha accolto la richiesta avanzata da pm e parte civile di riconoscere i maltrattamenti anche ai danni della figlia più piccola, che compirà quest’anno 6 anni, e non solo del fratellino di 8 anni e della madre (come sancito in primo grado). Per i giudici la piccola è stata vittima di “violenza assistita”, una forma di abuso che si verifica quando i bambini sono spettatori di maltrattamenti inflitti a figure di riferimento, come - nel caso specifico - il fratello e la mamma.

Non accolta la richiesta, avanzata dalla difesa, di sottoporre l’imputato ad una perizia psichiatrica. Per l’avvocato Alessandro Meregalli, che rappresenta Quarta assieme alla collega Chiara Pontalti, le consulenze già compiute «dicono che la capacità di intendere e di volere dell’uomo fosse quantomeno compromessa: è ora di fare chiarezza». Altre due le argomentazioni sostenute davanti alla Corte dalla difesa: che non fossero circostanziate le ricostruzioni della condotta di Quarta (e che quindi non si integrasse la fattispecie di maltrattamenti); che non si potesse giustificare una pena di 4 anni, quando era stata già avanzata una richiesta di patteggiamento a una pena inferiore ai 2 anni, prima dell’omicidio, che era da considerarsi un fatto indipendente dal procedimento per maltrattamenti. Una linea difensiva che non ha affatto convinto i giudici d’appello, per lo meno a giudicare dalla sentenza, che ha visto invece un aggravamento della pena.

Lo stesso pm Bruno Fedeli aveva sostenuto una rideterminazione della stessa, in considerazione del fatto che anche la bambina andasse inclusa fra le vittime dei maltrattamenti.

Ascoltate dalla Corte le istanze delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Giuseppe Benanti (per la bambina), Elena Biaggioni (per il bambino) e Francesca Pesce (per il padre della vittima, Matteo Morlino, anche ieri venuto dalla Puglia a Trento per assistere all’udienza). I legali hanno prodotto la perizia dello psicologo Cusano, effettuata nel dicembre scorso, secondo il quale la bambina avrebbe subito anch’essa dei danni nell’assistere ai maltrattamenti inflitti ai propri congiunti; hanno quindi chiesto che la quantificazione dei danni stessi andasse aggiornata e che fosse acquisita la sentenza della Corte d’assise per l’omicidio di cui fu vittima Carmela Morlino.

La denuncia per i maltrattamenti era stata presentata proprio dalla moglie dell’immobiliarista, pochi mesi prima di essere brutalmente uccisa a coltellate dal marito: la donna si era rivolta all'avvocato Elena Biaggioni per raccontare tutte le violenze psicologiche che lei e i figli erano costretti a subire.

L'uomo voleva che i piccoli avessero un carattere forte e che si facessero rispettare dai compagni. Per l’accusa, li prendeva in giro e li incitava con metodi bruschi. Li prendeva a scappellotti, dava loro pizzicotti, li minacciava, anche di morte, ed era arrivato perfino ad afferrare il bimbo e ad esporlo nel vuoto, tenendolo all'esterno del balcone. Una violenza psicologica rivolta soprattutto al più grande dei due figli che era di fatto iniziata nel 2008 e si era protratta fino al 26 settembre del 2014, quando Quarta finì agli arresti domiciliari. La pm Rosalia Affinito, infatti, aveva chiesto al gip Carlo Ancona la misura dell'allontanamento dalla casa di famiglia di Quarta con l'interruzione di qualsiasi rapporto, anche telefonico con moglie e figli. Misura concessa il 6 settembre del 2014 anche se non c'erano violenze fisiche vere e proprie. L'uomo, però, aveva violato più volte l'ordine del giudice e, alla fine, la Procura aveva chiesto per l'immobiliarista gli arresti domiciliari, conclusisi il 12 febbraio 2015. Solo un mese prima del delitto.













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