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Provincia gay friendly? Quasi

Arcigay assegna un 5 al Trentino ma il voto potrebbe crescere



TRENTO. Il voto è sotto la sufficienza, un 5 secco, ma le possibilità di migliorarlo sono dietro l’angolo. Per arrivare a conquistare un bel 7, infatti, potrebbe essere sufficiente approvare la legge contro l’omofobia. Il giudizio arriva del report dell’Arcigay svolto in collaborazione con Klaus Davi. Un reporto che analizza lo stato di avanzamento della legislazione sui diritti civili e delle norme di indirizzo nelle singole Regioni. Peggio di Trento c’è Bolzano con un 4 che divide con Veneto (per l’assenza di legislazione sui diritti civili viene spiegato), la Calabria (voto 4, nessuna legge e un vago riferimento alle «libere attività sociali» nello statuto regionale). In fondo alla classifica ci sono poi la Lombardia (voto 0, per aver approvato una legge secondo l’Arcigay «omofoba») e male anche la Valle d’Aosta che ottiene un misero 2, nel cui statuto si parla solo di famiglia naturale.

Al top della graduatoria c’è la Liguria con una valutazione molto positiva della legislazione (valutata 8), grazie a una legge anti discriminazione che prevede anche un supporto fiduciario sanitario. Legge costruita sul modello della Toscana, tra le prime Regioni a muoversi in tale direzione già nel 2004, con particolare tutela delle persone lgbt nei luoghi di lavoro (voto 8- ), e con vari interventi di indirizzo del Consiglio Regionale Toscano contro l’omofobia. Segue l’Emilia Romagna (7 e mezzo), che non ha una vera e propria legge anti discriminazione – in discussione proprio nei giorni della caduta di Errani – ma che ha inserito in una sua precedente legge finanziaria alcune norme di indirizzo di tutela delle coppie gay, giudicate molto avanzate dal Report. Bene anche le Marche (7), che hanno dato vita perfino a dei centri di ascolto contro l’omofobia e a una norma relativa .

A pari merito, la Sicilia di Rosario Crocetta, che ha deliberato a sua volta una legge sulle coppie di fatto: pur essendo stata impugnata dal commissario di Stato, essa indica un chiaro orientamento della Regione. Buon punteggio (7-) per il Lazio, il Friuli (7 meno meno), che ha avviato una fruttuosa collaborazione con l’Arcigay per dare vita e una serie di norme contro la discriminazione delle minoranze in diversi settori nei quali opera la Regione. Seguono Umbria e Piemonte: esse non hanno nessun tipo di legislazione, ma le loro assemblee stanno dando ampi segnali di apertura.













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