Protonterapia, cure gratis anche per i non trentini

Gentiloni firma i nuovi Lea, per renderli operativi serviranno un paio di mesi Il direttore Amichetti: «Primo passo, il prossimo è aprire non solo ai tumori rari»


di Chiara Bert


TRENTO. «Prima che un paziente da fuori Trentino possa telefonarci per essere inserito nel trattamento pagato dal sistema sanitario nazionale presumo passeranno un paio di mesi», stima il direttore del Centro di protonterapia Maurizio Amichetti.

Il decreto sui nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), che inserisce anche la cura con i fasci di protoni tra le prestazioni che la sanità pubblica offrirà gratuitamente, è stato firmato venerdì sera dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni. Ora dovrà passare di nuovo, già la prossima settimana, in Conferenza Stato-Regioni e poi dalla Corte dei Conti, prima di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e diventare quindi operativo.

Ma il passaggio, dopo 15 anni di attesa dell’aggiornamento dei Lea, è considerato strategico per il Centro di Trento: in tutto il mondo ce ne sono solo 47 di questo tipo, solo altri due in Italia. «Potrà attirare pazienti non solo italiani, ma anche dal resto d'Europa e quindi remunerare la piena produttività di questa struttura», aveva detto a novembre la ministra Beatrice Lorenzin in visita alla struttura.

Le prestazioni inserite nei Lea sono: cordomi e condrosarcomi della base del cranio e del rachide; tumori del tronco encefalico (esclusi i tumori intrinseci diffusi del ponte) e del midollo spinale; sarcomi del distretto cervico-cefalico, paraspinali, retroperitoneali e pelvici; sarcomi delle estremità ad istologia radioresistente (osteosarcoma, condrosarcoma); meningiomi intracranici in sedi critiche (stretta adiacenza alle vie ottiche e al tronco encefalico); tumori orbitari e periorbitari (es. seni paranasali) incluso il melanoma oculare; carcinoma adenoideo-cistico delle ghiandole salivari; tumori solidi pediatrici; tumori in pazienti affetti da sindromi genetiche e malattie del collageno associate ad un'aumentata radiosensibilità; recidive che richiedono il ritrattamento in un'area già precedentemente sottoposta a radioterapia. «È un passaggio importante, che sancisce che il trattamento non è più sperimentale - spiega Amichetti - il prossimo passo che noi auspichiamo sarà di aprire alla cura non solo dei tumori rari ma anche di quelli, compresi i cosiddetti “grandi killer” (polmone, seno) per i quali questa cura risulta più efficace e che attualmente non sono previsti. Una commissione rivedrà i Lea anno dopo anno, noi ci impegneremo». Intanto il Centro di via al Desert ha raggiunto la scorsa settimana il 230° paziente: 206 quelli che a dicembre hanno completato le cure, una ventina al giorno quelli trattati.













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