Trento

Profugo rissoso perde la «protezione»: revocata la misura di accoglienza

 Per i giudici del Tar ha avuto comportamenti gravemente violenti



TRENTO. «Comportamenti gravemente violenti». Tre parole che pesano come macigni sulla richiesta di protezione internazionale avanzata da un nigeriano. Che pare destinata a finire nel cestino. E tutto per una rissa del novembre scorso. La decisione finale non è stata ancora presa ma i giudici del Tar hanno negato la sospensiva del provvedimento deciso dal commissario del governo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal fatto di cronaca nera. Ossia un violento litigio fra stranieri avvenuto a novembre tra la stazione ferroviaria di piazza Dante e la stazione della Trento Malé. Un litigio molto acceso (pare anche con lancio di sassi) terminato con l’arrivo delle forze dell’ordine e il blocco di un treno - sul quale parte dei litiganti avevano cercato rifugio - per una ventina di minuti. E anche l’aggressione ad un agente della polizia ferroviaria. Una situazione complicata sotto diversi aspetti che aveva portato a mettere anche il nome del nigeriano fra quelli di chi aveva partecipato alla rissa.

La conseguenze è stata immediata. Ed è stata la decisione del commissariato del governo di revocare la misura straordinaria di accoglienza, in precedenza concessa all’uomo che era in attesa di una definitiva decisione sulla sua domanda di protezione internazionale. Una revoca che ha portato l’uomo, tramite il suo avvocato Svetlana Turella, ha presentare ricorso ai giudici amministrativi chiedendo la revoca (previa sospensione) del provvedimento. «Il decreto di revoca - scrivono i giudici - è stato pronunciato a seguito della partecipazione alla violenta colluttazione con cittadini tunisini, avvenuta nella stazione ferroviaria Trento – Malè, nonché per aver impedito la tempestiva partenza del convoglio e per aver opposto resistenza al personale della polizia ferroviaria, provocando una lesione alla mano di un agente intervenuto sul posto».

Ad un primo esame, per il Tar il ricorso non appare allo stato sorretto da sufficienti profili di fumus, e dunque la domanda incidentale non può essere accolta. Anche perché «la complessiva condotta del ricorrente - scrivono - da esaminarsi in questa sede a prescindere dalla rilevanza penale dei fatti, pare configurare la fattispecie dei “comportamenti gravemente violenti”, il cui apprezzamento è peraltro rimesso alla valutazione dell’autorità di pubblica sicurezza, quale motivo idoneo a giustificare, nel caso anche urgentemente senza cioè la necessità di preavviso, il decreto di revoca della misura di accoglienza».













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