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Profughi, il Trentino è quasi al limite

In pochi giorni 125 nuovi arrivi. Pieni i centri di prima accoglienza. Zeni: «Rispettate le quote, ma ora servono alloggi»


di Francesca Quattromani


TRENTO. A piedi nudi, stremati, spaesati. Ci vuole l'atlante per far capire loro quanta strada abbiano percorso, sopravvissuti al mare e dove infine siano arrivati. Hanno occhi che guardano talmente lontano da sembrare perduti in un altrove che è impossibile anche solo immaginare. Nessuna parola, tranne quelle richieste. Silenzio.

Da ieri, in Trentino, ci sono 50 profughi in più. Tra i 20 e i 25 anni, maschi, sono arrivati a Trento in due gruppi. Il primo alle 22 di mercoledì, il secondo gruppo ieri alle prime luci dell’alba. Sono arrivati in Trentino da Catania, nell'hub di via al Desert. Sono originari di: Costa d'Avorio, Sierra Leone, Senegal, Guinea, Niger, Eritrea, Nigeria, Mali e Bangladesh, Mali, Liberia, Guinea, Isole Comore, Egitto.

L’arrivo di altri 75 profughi è atteso nei prossimi giorni. L’assessore Luca Zeni precisa: «Siamo dentro la quota fissata dal governo per l’accoglienza 2017, fissata in 1781 persone». Ad oggi in Trentino ci sono 1642 richiedenti asilo. Di questi 739 migranti sono in prima accoglienza, in attesa quindi di essere sistemate sul territorio in accoglienza diffusa. Il calcolo comprende anche i 50 profughi arrivati nelle scorse ore. Attualmente si trovano nella residenza Fersina, a Marco di Rovereto, nella residenza Quercia sempre a Rovereto, alle Viote e presso la residenza Adige alla Vela di Trento. I profughi in prima accoglienza diventeranno 814, quando arriveranno le 75 persone attese nei prossimi giorni. Non è dato sapere quando. Spesso le regioni vengono informate solo poche ore prima degli arrivi.

In Trentino, la media di permanenza nelle strutture di prima accoglienza, come la residenza Fersina o il centro di Marco, è di circa 8 mesi. Un terzo delle persone attende meno di sei mesi, prima di trovare un alloggio sul territorio, il restante tra i 7 ed i 13 mesi. Il tutto al lordo delle fuoriuscite dal progetto.

In seconda accoglienza, 760 persone, che già trovano ricovero, a piccoli gruppi, sul territorio. 102 le persone in strutture protette nella città di Trento, per lo più. Si tratta, ad esempio, di mamme con bambini malati.

«A livello generale la situazione è preoccupante- commenta l’assessore Zeni. Il governo fa ciò che deve ma l’ Italia da sola non può farcela. C’è attesa per quanto si deciderà di fare a livello internazionale. Al momento il Paese ha chiesto la collaborazione delle regioni, ma senza ritoccare e quindi aumentare le quote dell’accoglienza. La ricerca sul territorio è di appartamenti di privati. Devo dire che in meno di due anni è stato fatto molto, 200 gli appartamenti messi a disposizione. Non tutti i comuni hanno disponibilità di alloggi. Si deve lavorare per implementare questo tipo di accoglienza. E’ chiaro. Questa è la chiave».













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