Professionisti, fatturati dimezzati in due anni

Gli studi arrancano. Pressing delle categorie per nuove regole anti-crisi Ingegneri: incarichi diretti fino a 46mila euro. Architetti: concorsi di progettazion


di Chiara Bert


TRENTO. Meno soldi, meno opere. E meno incarichi dagli enti pubblici per i professionisti. Architetti, ingegneri, geometri, periti tecnici: un esercito di oltre tremila liberi professionisti, che da tre anni a questa parte vivono anche loro una crisi sempre più profonda. Fatturati dimezzati, studi che chiudono o costretti a licenziare dipendenti, porte sbarrate per i giovani.

Una risposta alla crisi arriverà da nuove regole per l’attribuzione degli incarichi. La Provincia le sta mettendo a punto insieme agli ordini professionali. Obiettivo: dare ossigeno ai tecnici, semplificare le procedure, distribuire i lavori fra molti facendo una selezione di qualità ed evitando la corsa al ribasso dei prezzi che finora ha spesso favorito professionisti da fuori Trentino. Al protocollo sta lavorando l’assessore alle infrastrutture Mauro Gilmozzi con l’ingegner Raffaele De Col, dirigente del dipartimento Infrastrutture e mobilità. Le richieste che sono arrivate, in alcuni incontri serrati delle ultime settimane, vanno in una doppia direzione: gli architetti chiedono concorsi di progettazione, tasto su cui battono da anni senza grossi risultati; gli ingegneri puntano a incarichi diretti sotto la soglia dei 46 mila euro.

«Il concorso di progettazione è il sistema che si usa in tutta Europa, Germania, Francia Svizzera. Quello che sceglie il miglior progetto non solo sulla base dell’offerta economica - spiega il presidente dell’Ordine degli architetti Alberto Winterle - e da lì deriva la scelta del progettista. Solo da noi non si è usato, preferendo il concorso di idee che troppe volte finisce nel nulla». «Provincia, Comuni e Comunità di valle avranno meno risorse per i lavori pubblici rispetto agli anni passati - ragiona Winterle - e di conseguenza gli incarichi pubblici diminuiranno in un momento di grave difficoltà per le nostre professioni. Per questo è importante che i soldi a disposizione vengano impiegati bene. Se ci dev’essere selezione, sia basata sulla qualità. Avanti i migliori e non chi fa i prezzi più bassi e quindi lavora peggio. Quello che noi chiediamo sono procedure semplificate e certezze sugli incarichi, perché a volte abbiamo visto gare solo per le prime fasi conoscitive di un’opera e poi, quando il Comune si è trovato in cassa i soldi, ha dovuto rifare daccapo un’altra gara». Sono 1150 gli architetti in Trentino, 700-800 i liberi professionisti. «La situazione è grave - sottolinea Winterle - la liberalizzazione delle tariffe si è sommata a un momento in cui già il lavoro calava. Negli ultimi tre anni sono moltissimi gli studi tecnici che hanno dovuto licenziare, c’è chi è passato da 10 a 3 dipendenti. E tutti i giorni mi arrivano curriculum di colleghi».

La situazione non è diversa per gli ingegneri. Nel 2012 il fatturato è calato del 20-25%, nel 2013 di un’altro 30% - spiega il presidente dell’Ordine Antonio Armani - moltissimi stanno licenziando o sono costretti a ridimensionare gli studi. Su 2800 iscritti abbiamo 1300 liberi professionisti, con una media di 2-3 addetti gli studi danno lavoro a 4-5 mila famiglie». «Il protocollo può essere un segnale di fiducia. L’economia delle costruzioni - insiste Armani - riparte se ripartono le progettazioni». Come? «Bisogna fare tanti lavori pubblici medio-piccoli. Il tempo delle opere faraoniche è finito, ma le risorse che ci sono possono essere concentrate sulle manutenzioni e le ristrutturazioni del patrimonio esistente. Distribuendo un po’ meno ma a tanti e con un occhio di riguardo alle nostre professionalità tecniche». Per gli ingegneri una boccata d’ossigeno può venire dagli incarichi diretti. «Già oggi la legge li prevede per lavori fino a 46 mila euro ma le amministrazioni non li fanno per paura - spiega il presidente dell’Ordine - noi immaginiamo una Centrale unica della committenza con un data base che contiene tutti i curriculum dei professionisti tra cui gli enti pubblici possono scegliere in modo trasparente. Ci sarebbe un monitoraggio costante e la possibilità di distribuire i lavori». Il sistema, così com’è oggi, secondo Armani funziona poco. E cita degli esempi di gare vinte da studi di fuori provincia, «un brutto segnale». «Per una pista ciclabile e una strada, sotto Natale il Comune di Trento dopo la preselezione ha invitato 40 studi, troppi, e hanno vinto due studi veneti. Altro caso, a Pozza di Fassa. Per la scuola si è scelta la strada dell’offerta economicamente più vantaggiosa, le buste sono state consegnate a gennaio 2013 e stiamo ancora aspettando l’aggiudicazione». I professionisti avvertono: occorre cambiare, e occorre farlo in fretta.

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