Privacy a scuola, la dirigente"Serve più chiarezza"



TRENTO. «Capisco la preoccupazione dei genitori di tutelare i loro bambini, ma a volte arriviamo ad essere più realisti del re». A dirlo è una dirigente scolastica, Elina Massimo, alla guida dell’istituto comprensivo «Trento 6» che comprende le scuole del Bondone, della Vela e di Cristo Re.
 Dottoressa Massimo, come si comporta la vostra scuola in materia di privacy?
 
Su questo tema un po’ di chiarezza in più non guasterebbe. Per esempio nei casi un cui si fotografa un gruppo classe, dove i volti dei bambini non sono collegati a un nome, mi si dice che l’autorizzazione del genitore non servirebbe. Il nostro riferimento è la legge sulla privacy ma non esistono direttive precise, ogni scuola si organizza da sé.
 Voi chiedete l’autorizzazione ai genitori per poter fotografare i bambini?
 
Sì, al momento dell’iscrizione, a inizio anno, io chiedo alle famiglie una doppia liberatoria. La prima vale per le fotografie per uso interno alla scuola, per esempio per un cartellone che si espone in classe. La seconda per l’uso esterno, come una pubblicazione. Poi ci possono essere particolari situazioni in cui chiediamo un’autorizzazione specifica, è accaduto per esempio l’anno scorso quando a scuola è stato realizzato un dvd.
 E c’è chi rifiuta?
 
Sì, ci sono genitori che non firmano il consenso. Io mi ritrovo con i moduli firmati, non vado a chiedere a ognuno le motivazioni. Ci saranno ragioni diverse, io posso capire la sensibilità per la tutela dei bambini, anche se a volte si rischia di esagerare. Mi sembra che siamo più realisti del re.
 E alle feste scolastiche i genitori possono fotografare?
 
Sì, la scuola è un luogo pubblico, se un genitore vuole fotografare suo figlio e nella foto finiscono anche altri bambini, la responsabilità è di quel genitore. È come se scatto una foto in piazza













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