L'INDAGINE

Primiero, analisi nelle fognatureper scoprire il consumo di droghe

Il Tavolo per le tossicodipendenze ha chiesto l'intervento di laboratori specializzati: dai residui organici si capisce quanti stupefacenti vengono consumati


Luca Marognoli


TRENTO. Le fognature come cartina di tornasole del consumo di droghe. La tecnica, affinata dall’istituto Mario Negri di Milano, permette di rilevare le quantità di sostanze stupefacenti eliminate con l’urina. Il “Tavolo delle tossicodipendenze” del Primiero ha avviato contatti con alcuni laboratori di analisi specializzati in vista di un’indagine sul campo. O meglio, negli scarichi.
 L’esame delle acque reflue era stato inserito nell’ampia gamma delle proposte formulate dal “Tavolo”, come strumento ulteriore per avere dati certi sull’entità del fenomeno nel Primiero, indagato finora solo tramite la statistica. Il consumo di stupefacenti è infatti influenzato, in quella zona, dalla presenza di un turismo - di élite ma non solo - che vede come principale area di provenienza il Veneto. Un fenomeno che trova riscontri anche nella cronaca: a fine novembre i carabinieri avevano arrestato sette persone con l’accusa di spaccio. L’operazione era partita da una constatazione: il consumo crescente di stupefacenti nella zona, soprattutto fra i giovani.
 A chi del Tavolo fa parte preme sottolineare che l’indagine sulle fognature (l’incarico non è stato ancora affidato ma sono in corso contatti con diversi laboratori, fra i quali quello tossicologico dell’Azienda sanitaria) non è il fine delle azioni portate avanti, con il forte stimolo della Comunità del Primiero, per scoraggiare il consumo di droghe. Il progetto ruota tutto intorno al concetto di “prevenzione di comunità”, che si sviluppa mediante la responsabilizzazione dei consumatori e la proposta di stili di vita sani in alternativa a quello “patologico” dello sballo. Il target sono i giovani, notoriamente insensibili ai messaggi che vengono dagli adulti. Per raggiungerli si è deciso di usare un “cavallo di Troia” singolare ma efficace: la relazione con le categorie che vengono con loro a contatto più frequentemente, dagli allenatori sportivi ai gestori di locali pubblici. Sono loro che possono far passare il messaggio che non è la droga che porta al benessere, ma una condotta improntata a valori come l’impegno, la solidarietà e la realizzazione di sé attraverso il rapporto con gli altri.
 Questa la filosofia del progetto. A monte di esso c’è però una stima sull’uso di droghe nel territorio, che è stata compiuta attraverso la somministrazione di un questionario a circa 3 mila persone.
 L’analisi fognaria rappresenterebbe una controprova scientifica dell’entità del fenomeno. Le tecniche in materia hanno raggiunto un grado di precisione molto elevato. All’avanguardia, su scala internazionale, è l’istituto Mario Negri di Milano, specializzato in ricerca farmacologica e diretto dal professor Silvio Garattini. Il sistema di rilevazione poggia sulle conoscenze acquisite sul metabolismo della cocaina. Questa sostanza - spiegava Garattini in un’intervista al Sole 24 Ore - viene infatti trasformata dall’organismo umano in vari prodotti chimici (metaboliti), uno dei quali, la “benzoilecgonina”, viene eliminato completamente attraverso le urine. Grazie a sistemi di misurazione molto sensibili (cromatografia liquida combinata con spettrometria di massa), nel 2005 i ricercatori del “Mario Negri” hanno potuto rilevare che ogni giorno dal depuratore di Cuneo passavano 11 chili di cocaina per anno, da quello di Latina circa 12, da quello di Varese 13 e di Cagliari (città di dimensioni maggiori) circa 47. Da qui si è risalito al numero di dosi consumate per mille abitanti: 7,4 per Latina e 4,7 per Cagliari. La droga finisce dai depuratori ai fiumi. Impressionante il dato riferito al Po, nelle cui acque passano ogni giorno 4 chili di cocaina e 1,3 tonnellate l’anno













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