Prezzi fermi da Poli, Dao e Sait: «Iva, paghiamo noi l’aumento»

L’imposta da ieri è passata dal 21 al 22% ma la distribuzione decide di venire incontro ai consumatori. Sacrifici sui guadagni per lasciare invariati i listini. «Ma così la ripresa diventerà ancora più difficile»


di Giulia Merlo


TRENTO. Lo shopping ma anche la spesa di generi alimentari sono di nuovo nel mirino: è scattato ieri, infatti, l’aumento dell’Iva di un punto percentuale, passando dal 21 al 22%, secondo rialzo in soli due anni ed ennesimo schiaffo non solo ai consumatori, ma anche ai distributori. Ma il mercato è in grado di sopportare un altro aumento dei prezzi? Stando agli stessi distributori, sembra proprio di no. «Questo 1% di aumento lo assorbiremo noi – ha confermato Marcello Poli, presidente del gruppo supermercati Poli – perché ritengo non ci siano i presupposti per alzare ancora i prezzi. Come gruppo faremo un ulteriore sforzo di riduzione dei nostri margini di guadagno, pur di lasciare invariato il listino». Sulla stessa linea anche la società cooperativa Dao, centro distributivo dei supermercati Conad. «Noi non abbiamo potere direttivo sui prezzi da applicare nei punti vendita – ha chiarito il direttore Rino Cattani – ma abbiamo dato indicazione di non variare i prezzi subito, ma di farlo gradualmente a partire dalla fine del mese». Politica, questa, adottata anche dalla cooperativa Sait: «Anche il nostro listino non aumenterà – ha commentato il direttore generale Luigi Pavana – e qualche eventuale aggiornamento dei prezzi verrà fatto sulle future forniture».

Certo, la stangata per i distributori si sente, non solo per la decisione di accollarsi l’1% di aumento Iva sui prodotti, ma anche perché questo 1% grava da ieri anche sulla benzina, e dunque sui costi delle forniture. Unica magra consolazione: l’aumento riguarda solo i prodotti tassati con l’aliquota ordinaria, tra i quali vino, birra, bibite, detersivi e alimenti pregiati, mentre i beni di prima necessità che attualmente scontano un’aliquota agevolata del 4% o del 10% non hanno subito rincari. «Per quanto ci riguarda – ha spiegato Cattani – stimiamo che l’aumento dell’Iva riguardi circa il 25% dei prodotti che noi vendiamo». «I prodotti più toccati dall’incremento Iva sono quelli in scatola – ha aggiunto Pavana – quindi cercheremo accordi con i produttori, per calmierare il caro prezzi». Meno rosee sono invece le prospettive secondo Poli, il quale sottolinea come «si sta chiedendo uno sforzo enorme a noi distributori perché, a fronte di un’erosione del nostro margine di guadagno sulle vendite, i costi di gestione stanno addirittura aumentando: basti pensare a quello dell’energia elettrica, la cui accisa è aumentata». Non si vede ancora la luce oltre il tunnel della crisi, e questo ennesimo rincaro sul costo dei beni di consumo non giova certo al mercato. «Il problema è proprio che l’aumento colpisce quelle fette di mercato, quello dei prodotti industriali soprattutto, da cui dovrebbe partire la ripresa – ha commentato Pavana – ripresa che in queste condizioni diventa sempre più difficile». «Per il futuro mi voglio augurare – ha concluso Poli – che il Governo abbia la volontà di risistemare i prodotti nelle singole categorie di imposta. Si pensi che, ad esempio, un libro cartaceo sconta l’Iva al 4%, mentre un e-book al 22%, ed aporie simili si hanno anche nei prodotti alimentari». Le famiglie possono tirare un sospiro di sollievo, comunque, perché almeno il carrello della spesa non sarà più caro.













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