Presidi, il sorpasso delle quote rosa

La maggioranza dei dirigenti scolastici trentini è donna: 40 sui 78 totali


Jacopo Tomasi


TRENTO. Presidi in rosa. Le donne alla guida delle scuole trentine sono più degli uomini. Battuti 40 a 38, per la precisione. Le ultime nomine sfornate dalla giunta provinciale hanno fatto pendere la bilancia in favore delle dirigenti scolastiche. Un dato in controtendenza per il Trentino, dove le donne faticano a far carriera e a conquistare ruoli di vertice. Il dato è interessante, perché indica un cambio di rotta.

Nei 78 istituti scolastici del Trentino (tra comprensivi e superiori) spiccano dirigenti al femminile. In ben 40 scuole, infatti, il ruolo di preside è coperto da donne. Una normale conseguenza del fatto che nel mondo della scuola (soprattutto nel primo ciclo) le donne sono molte più degli uomini, farà notare qualcuno. Obiezione vera fino ad un certo punto. Infatti avere accesso a ruoli dirigenziali, per le donne, è stato quasi un tabù. Anche in Trentino. Un tabù sfatato dalle recenti nomine della Provincia.

Tra le dieci new entry di quest'anno, sei sono donne: Daniela Depentori all'istituto comprensivo di Brentonico, Daniela Dellabarba a quello delle Giudicarie Esteriori, Laura De Nonno in valle dei Laghi, Sara Turrini a Vigolo Vattaro, Marina Poian al Battisti di Trento e Valentina Zanolla a Riva 2. Ma non finisce qui. Il sorpasso sui colleghi maschi c'è stato grazie alla sostituzione di due dei quattro presidi che hanno chiesto il trasferimento nella propria regione d'origine. Così, al posto di Giovanni Di Lorenzo all'istituto comprensivo dell'Alta Vallagarina è arrivata Maria Pia Veladiano (che tra il resto è anche una scrittrice ed è stata finalista al premio Strega), mentre a Revò in sostituzione a Salvatore Puglisi è stata nominata Teresa Periti.

Il sorpasso, quindi, è servito ed è un segnale importante in un Trentino dove le donne, nel mondo del lavoro, sono discriminate come nel resto d'Italia. Le cifre parlano chiaro. L'occupazione femminile sfiora il 58%, mentre quella maschile si assesta sul 75%. Più di questo dato, però, preoccupa il divario salariale esistente: un uomo, in media, guadagna tra il 17% ed il 19% più di una donna. Così, nonostante rappresentino il 59% dei laureati, le donne faticano a far carriera. È raro che vengano loro assegnati ruoli apicali e decisionali.

Anche in Trentino è così, nonostante alcune recenti indagini (come sottolineato dalla giornalista e scrittrice Monica D'Ascenzo) dimostrino che «se l'occupazione femminile raggiungesse il 60% il Pil aumenterebbe di 7 punti percentuali, favorendo la crescita del Paese. Inoltre, le donne manager fanno fallire meno le aziende». Tant'è. In Camera di Commercio la rappresentanza femminile scarseggia, come fatto notare da Terziario donna.

Per non parlare della Cooperazione trentina. Qui, su 16.000 dipendenti e 545 coop associate, appena il 14,4% delle cariche è ricoperto da donne. L'85,6% dagli uomini. Un dato decisamente sbilanciato che nemmeno le discusse quote rosa ribalterebbero. Solo il 4% ha ruolo di direttrice, mentre l'11% di presidente. Poche gocce nel mare della cooperazione di casa nostra. Non va meglio all'Università. Per quanto riguarda gli organi di governo gli uomini occupano il 77% dei posti. In Senato accademico le donne sono appena l'11%. Va meglio nel consiglio degli studenti, dove le ragazze sono il 41,2%.

Tra i docenti, le donne sono invece il 24,5%. Numeri poco confortanti che giustificano (ahinoi) la poco piacevole classifica che ci vede al terzultimo posto in Italia per le donne ai vertici delle aziende. Ecco perché il sorpasso delle presidi sui colleghi maschi assume un valore simbolico. Un'inversione di tendenza che, chissà, non possa essere seguita in altri settori. Senza bisogno di quote rosa, ma semplicemente premiando chi lo merita davvero. Senza pregiudizi o discriminazioni.













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