Postino ucciso da malore dopo un turno sotto il sole

Il sindacato: «Il giubbotto dei portalettere è molto pesante. Si faccia chiarezza» Paolo Brigadue consegnava la posta a Lavis ed è morto dopo il suo rientro a casa



TRENTO. Una dura giornata di lavoro, con un sole cocente e un caldo africano, durante la quale aveva recapitato centinaia di lettere a Lavis, la zoan di sua comptenza, muovendosi sempre con addosso il giubbino catarifrangente che Poste Italiane dà in dotazione ai suoi portalettere e che questi sono obbligati ad vestire durante il servizio. Alla fine del turno, il cinquantenne Paolo Brigadue era tornato a casa visibilmente provato e, nemmeno un'ora più tardi, è stato colto da un malore che non gli ha lasciato scampo. L’episodio è accaduto venerdì pomeriggio e per Brigadue, che abitava con la famiglia in viale Verona e che è stato subito soccorso dai sanitari del 118, non c’è stato purtroppo nulla da fare.

Una tragedia imprevedibile o in qualche modo “provocata” ? Risposte non ce ne sono ancora, ovviamente, ma il sindacato ha rivolto la sua attenzione al giubbino che Paolo, così come migliaia di suoi colleghi, aveva indossato per tutto il turno di lavoro, fino a poco prima del dramma. A farsi portavoce di questi dubbi, in particolare, è Lorenzo Decarli, egli stesso portalettere e sindacalista della Uilpost. Decarli, quindi, sa bene quanto “pesante” possa essere portare quel gilet di plastica gialla fosforescente, che non lascia passare il sudore e che, con l’arrivo della bella stagione, diventa una specie di trappola caldissima che toglie il fiato e trasforma le ore di lavoro in ore di sauna. I "dispositivi di sicurezza", come vengono chiamati tecnicamente, sono indumenti di nylon con pesanti strisce che rinfrangono la luce, aumentando la visibilità dei portalettere quando si muovono nelle nostre strade e quindi anche la loro sicurezza. Ma in condizioni di caldo estremo come quelle di venerdì possono trasformarsi in fardelli che non lasciano traspirare il corpo, ma non possono comunque essere tolti dai dipendenti. Pena sanzioni disciplinari. Per questo, il rappresentante sindacale chiede che sia fatta piena chiarezza, che si stabilisca se la morte del suo collega possa essere in qualche modo collegata a quel giubbotto. Lo stesso Decarli è testimone di quanto “infernale” sia stata la giornata dell’altro ieri: 34 gradi e un caldo che ha costretto il sindacalista a rinfrescarsi per ben quattro volte, mettendo la testa sotto l’acqua gelida di fontane “incontrate” durante il suo servizio.

La famiglia del povero portalettere, intanto, comprensibilmente sconvolta dal dolore, preferisce non prendere posizione e nemmeno esprimersi sui quesiti posti dal sindacato. Facile capire che, in questo momento, lo sgomento per una morte tanto improvvisa di un uomo giovane faccia passare in secondo piano qualsiasi tipo di polemica, per quanto essa possa essere rispettosa.

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