Postini in pausa caffè, l’azienda vince in appello

Battaglia giudiziaria contro i dipendenti pizzicati in più occasioni al bar durante l'orario di lavoro



TRENTO. Poste troppo severe, aveva sentenziato il giudice del lavoro, riducendo la punizione – da sospensione a un semplice richiamo – nei confronti di quattro postini pizzicati in più occasioni in lunghe pause caffè al bar Stella di via Valsugana e al bar Tre Torri. Le Poste, ritenendosi danneggiate da quel comporamento dei portalettere, non si erano date per vinte e avevano fatto ricorso in appello. E i giudici di secondo grado, con quattro sentenze depositate nei mesi scorsi, hanno dato loro ragione riformando in parte la sentenza del giudice del lavoro Giorgio Flaim: sospensione per 4 giorni dal servizio e dallo stipendio nel caso più grave (la punizione iniziale inflitta dalle Poste era stata di 10 giorni di sospensione), sanzione corrispondente a 4 ore di stipendio in altri due casi e a 2 ore per il quarto postino.

Secondo la Corte d'appello il ricorso di Poste Italiane è in buona parte fondato. E' vero – sostengono i giudici – che non c'è stato danno per le Poste visto che la corrispondenza venne regolarmente consegnata nonostante le pause al bar, ma ai postini viene comunque contestata “l'inosservanza di doveri o obblighi di servizio”, ovvero la sosta prolungata in ambienti estranei al lavoro, il bar (e in un caso anche un'abitazione privata). Ad uno dei portalettere, che era stato sanzionato dall'azienda con una sospensione di 10 giorni, i giudici contestano anche la recidiva (tre pause non giustificate nell'arco di tre settimane): la sanzione si è ridotta da 10 a 4 giorni di sospensione, comunque più pesante dell'ammonizione scritta con cui il postino se l'era cavata in primo grado. In altri due casi il richiamo scritto deciso dal giudice si è aggravato in 4 ore di sospensione dal servizio e dalla retribuzione, mentre il quarto postino avrà una riduzione di 2 ore di stipendio.

Le Poste incassano anche una mezza vittoria sul fronte delle spese di causa. In primo grado erano state infatti condannate dal giudice a pagare anche gli avvocati anche dei loro dipendenti, mentre la Corte d'appello ha stabilito la compensazione delle spese di entrambi i gradi di giudizio.

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