Poste, lo «strano caso» della valle dei Mocheni

Una convenzione permette la consegna nei masi anche dei farmaci Il timore è che il recapito a giorni alterni possa danneggiare i residenti


di Roberto Gerola


VALLE DEI MOCHENI. Sono molti gli interrogativi emersi all’indomani dell’annunciato ridimensionamento del servizio di consegna della posta. E la cosa non è sfuggita in periferia dove sembra in qualche modo più facile arrivare alla consegna a giorni alterni anche perché è la più costosa: masi sparsi, strade ripide, difficoltà nella viabilità specialmente d’inverno con la neve.

Sembra la descrizione fedele della situazione in valle dei Mòcheni (ma non solo evidentemente), dove da una dozzina d’anni esiste una sorta di nicchia del servizio postale, tra l’altro oggetto di uno spot pubblicitario proprio di Poste Italiane per illustrare il servizio capillare svolto in montagna. Con il concorso finanziario dei Comuni e della Comunità di Valle (e prima del Comprensorio Alta Valsugana, C4) è stato messo in piedi un servizio parallelo sempre attraverso i portalettere per recapitare sì la posta ma indirizzato a servire i residenti dei farmaci richiesti. In particolare, venendo incontro alle esigenze soprattutto degli anziani, ma anche degli altri, è stato allestita (fin dal 2003) la consegna a domicilio di questi farmaci. Il sistema era stato avviato anche per non caricare di troppi disagi gli utenti (appunto specialmente anziani) della farmacia, vista la distanza e spesso l’impossibilità di recarvisi a piedi. Farmacia che si trova a Sant’Orsola, con Palù del Fersina distante 6 km (senza considerare tutti i masi per altro in parte abitati), con Fierozzo e Frassilongo sull’altro versante della valle ed anche in questo caso con numerosi masi e località da servire.

La convenzione era stata voluta da Diego Moltrer, sindaco di Fierozzo, poi passato alla Comunità e da ultimo a ricoprire la carica di presidente del consiglio regionale. Di tre anni in tre anni, la convenzione è stata rinnovata e finanziata. Il servizio costa all’incirca 1.300/1400 euro. Non è una grossa cifra ma rappresenta tuttavia un importante disagio in meno a carico degli abitanti di una valle decisamente svantaggiata. La Comunità contribuisce con 500 euro, e all’atto della rendicontazione, i Comuni mòcheni si ripartiscono la spesa che rimane scoperta.

Attualmente non ci sono problemi. I medici in servizio in valle, “staccano” la ricetta, per altro già digitale e quindi “depositata” virtualmente nella farmacia di Sant’Orsola. Qui il farmacista di turno confeziona il farmaco con un sacchetto anonimo e lo consegna al portalettere che lo recapita giornalmente all’interessato con (o senza) la posta. Ed è appunto questo che per certi aspetti preoccupa. Cosa avverrà del servizio recapito di medicine. Se il portalettere arriva (ora) quotidianamente al maso, quando la posta sarà distribuita a giorni alterni, che avverrà della medicina? La convenzione scade alla fine dell’anno prossimo e vista l’utilità del servizio e anche quanto avveniva in passato, il rinnovo si annuncia automatico. Anche perché la popolazione, non certamente ringiovanita, avrebbe sempre difficoltà a recarsi alla farmacia di Sant’Orsola.

Tra l’altro, non è diffuso il sistema delle cassette postali collocate lungo la strada provinciale all’imbocco delle stradine di accesso ai rispettivi masi. Sistema che potrebbe facilitare la consegna della posta ma non dei medicinali. Attualmente sono presenti solamente le cassette per il pane: il furgone transita sulla provinciale, si ferma alla cassetta e deposita il pane richiesto.













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