Piscine coperte chiuse, società furiose

«Ci piacerebbe che chi ha deciso facesse il bagno fuori, con 15 gradi. Bimbi penalizzati». L’Asis: «Dobbiamo tagliare i costi»


di Giulia Merlo


TRENTO. Estate si fa per dire: guardandolo dalla finestra, il cielo grigio e la temperatura autunnale invogliano a fare tutto meno che andare in piscina, figuriamoci poi all’aperto. Non sembra pensarla così però chi in Comune ha deciso di mantenere ferma al primo di giugno la chiusura delle vasche interne delle piscine Fogazzaro, incurante del meteo.

Chi ne fa le spese della decisione è l’utenza, prime tra tutti le associazioni sportive natatorie, che hanno sollecitato invano ripensamenti.

«Mi piacerebbe che chi ha preso la decisione venisse a fare il bagno in una piscina esterna, quando fuori ci sono quindici gradi e piove - dice contrariata Monica Pilati, del Csi Trento Nuoto - sono giorni che non faccio altro che ricevere telefonate di genitori arrabbiatissimi, che non vogliono portare i figli a prendere la polmonite, ma purtroppo noi abbiamo le mani legate». Una mamma particolarmente preoccupata ha addirittura assicurato che andrà presto a bussare alla porta del primo cittadino Alessandro Andreatta.

Il problema, seppur in modo meno sentito, è stato riscontrato anche dalla società sportiva Rari Nantes, che però si allena principalmente a Gardolo, dove è prevista l’apertura concomitante delle vasche interne ed esterne. «Anche noi abbiamo registrato questa difficoltà, soprattutto con gli esordienti e i bambini più piccoli - ha spiegato il vicepresidente Antonio Beccati - ma il nostro vero problema è la chiusura estiva di molti impianti, come quello di Madonna Bianca, rendendo difficile trovare spazi per gli allenamenti».

Se gli agonisti delle Fogazzaro sono ben contenti di poter sfruttare la vasca esterna da 50 metri e muovendosi molto non soffrono troppo le basse temperature, i bambini di cinque o sei anni invece battono i denti. «I segnali che arrivano sono che mancano i soldi per far funzionare contemporaneamente interno ed esterno - ha lamentato Monica Pilati - senza pensare che gli utenti e i nostri ragazzi pagano e hanno diritto ad avere un servizio di qualità, che in queste condizioni non possiamo però garantire».

Le ragioni del netto diniego del Comune e di Asis sono effettivamente di natura principalmente economica, oltre che legate a questioni organizzative. «Per ridurre i costi a carico della collettività Asis ha deciso addirittura di travasare nella vasca esterna l’acqua, della piscina interna, che è già a 28 gradi, per cui tenere aperto sia fuori che dentro è impraticabile - ha spiegato il direttore di Asis, l’ingegner Luciano Travaglia -. Anche noi gestori siamo vittime del maltempo, ma l’organizzazione concordata che non poteva essere disattesa per colpa dell’instabilità del meteo».

La data di apertura degli impianti esterni è stata infatti concordata con il Comune di Trento ad aprile e la macchina organizzativa non è più stata arrestabile, nonostante il maltempo, per evitare ulteriori costi aggiuntivi.

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