IL CASO

Pipì negata a bimba di due anni La barista: «La fa solo se cliente»

È successo ieri in un locale pubblico di Trento sud. Furiose mamma e nonna, di Ala: «Uscite dal bagno abbiamo lasciato lì 5 euro». L’esercente: «Troppi danni e furti. E la legge è dalla nostra parte»


di Luca Marognoli


TRENTO. Quando scappa scappa. Se poi a “preannunciare” la pipì è una bimba di 2 anni e mezzo non c’è tempo da perdere: può essere questione di secondi. Spinta dall’urgenza improvvisa (della figlia), ieri a mezzogiorno una mamma di Ala venuta nel capoluogo per una visita al Santa Chiara si è precipitata in un bar di Trento sud chiedendo subito dove fosse il bagno. Ma la titolare è stata chiara: solo il cliente ha il diritto di farla, lo dice la legge. In altre parole: la pipì si paga. È finita con la bimba che per poco non se l’è fatta addosso, la mamma furiosa e l’esercente che lamenta gli abusi (e i piccoli furti) commessi dalla clientela ai danni del suo locale.

Ecco le voci delle protagoniste: «Stavo facendo degli acquisti in un negozio, quando la mia bimba ha detto che aveva urgente bisogno di fare la pipì. La commessa mi ha detto che il loro bagno aveva lo scarico rotto ma che qui vicino c’era un bar. Ho chiesto a mia madre di portare lei la piccola mentre io mi fermavo per pagare. Poco dopo è tornata dicendomi che non gliela avevano fatta fare. Era entrata chiedendo dove fosse il bagno e le era stato detto prima che la toilette non c’era, poi che era riservata ai clienti».

La donna non ci ha visto più: «“Aspetta che arrivo io”, le ho detto. Ho pagato, ho preso la bambina e siamo tornate lì. C’erano due bariste e mi hanno indicato dove andare. Quando siamo uscite dal bagno è intervenuta la padrona: “L’uso sarebbe riservato ai clienti”. Mia madre le ha risposto che le sembrava assurdo. In quel mentre è arrivato il marito: “Una legge dice che è riservato ai clienti...”. A quel punto ho tirato fuori dal portafogli 5 euro, glieli ho lasciati e ce ne siamo andate».

Per la donna bisognava tenere conto della situazione: «Ero con una bimba di 2 anni e mezzo, che rischiava di farsela addosso se aspettavamo ancora un po’... Lo stesso avrebbe potuto accadere ad un anziano. E poi se mi dici che il locale è riservato ai soci non entro neppure, ma quando hai un esercizio pubblico come faccio a diventare tuo cliente se non entro? Comunque la prima cosa a cui penso è farle fare la pipì, poi quando esco consumo. Mia mamma aveva chiesto per piacere... Nel locale c'erano altri clienti che sono rimasti stupiti. Come pure le due dipendenti. Sono allibita».

La titolare del bar si dice felice di poter dire la sua. «Quando ho detto alla signora “Guardi che il bagno è solo per i clienti”, ha iniziato a dare i numeri. Una volta l’accesso al bagno era libero, ma purtroppo siamo stati costretti ad applicare la legge. Lo troviamo in condizioni disperate. Hanno pure staccato le cornicette degli interruttori della luce e le candele profumate».

L’obbligo di consumare è ben visibile nel locale: «Abbiamo messo un cartello sulla porta del bagno. Devo tutelare i miei clienti: ho qui la gente che mangia e non posso lasciare che entri chi vuole e quando vuole. Mi è anche capitato che un genitore pretendesse di far entrare la figlia di 4 anni da sola in bagno: e se si chiude dentro? Non ci sono vie di fuga. Io sono responsabile di quanto avviene qui, sia nel bene che nel male. L'altro giorno un signore si era fatto male cadendo in bici, lo abbiamo accolto e aiutato a disinfettarsi. Anch’io ho dei bambini e non mi sognerei mai di entrare in un bar senza chiedere almeno un caffè prima di portarli alla toilette».

E i 5 euro? «Li ho qui ancora sul bancone. Dove quella signora me li ha gettati, in modo molto villano».













Scuola & Ricerca

In primo piano