Per le consegne c’è chi chiede i guanti

+trento. Il panico da coronavirus mette in difficoltà anche il mondo dei trasporti dove più che una linea comportamentale comune, ci si muove con iniziative personali. Si va da chi chiede già al...



+trento. Il panico da coronavirus mette in difficoltà anche il mondo dei trasporti dove più che una linea comportamentale comune, ci si muove con iniziative personali. Si va da chi chiede già al momento dell’ordine che la consegna venga poi fatta con autisti muniti di mascherina e guanti, oppure chi chiede l’autocertificazione e non solo.

Ieri alcuni autisti in consegna alla Dana di Rovereto e Arco ed alla Partesa di Lavis ci hanno segnalato come prima dello scarico, siano stati costretti a firmare un’autocertificazione nella quale dichiaravano non aver la febbre o stati influenzali, di non essere stati nell'ultimo periodo in Cina, nè di essere venuti a contatto con persone che ci siano state. Una volta restituito il foglio mantenendo sempre una distanza di sicurezza, sullo stesso carrello hanno dovuto lasciare le bolle e rientrare in cabina.

Solo allora i documenti venivano ritirati ed attivato lo scarico, ma con l’obbligo di non scendere dal camion. In altri casi i documenti dovevano essere lasciati in ribalta, l’autista era invitato a risalire sul camion e la consegna della merce avveniva senza nessun contatto diretto.

Alla Manica di Rovereto gli autisti dovevano lasciare i documenti e allontanarsi di almeno un paio di metri. La restituzione avveniva con la stessa modalità, ma unicamente dopo che l’addetto allo scarico si era allontanato. Accorgimenti che a questo punto servono ben a poco, a parte che l’autocertificazione difficilmente potrà avere validità legale qualora si dovesse verificare un caso di coronavirus. Nelle zone rosse le consegne sono invece di fatto sospese. D.P.













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