Pensioni un anno dopo, è rivolta

Petizione di docenti delle superiori: «È un furto, il governo faccia dietrofront»


Jacopo Tomasi


TRENTO. Una doccia fredda. Gelata. Nelle manovre finanziarie, scritte e riscritte da Tremonti durante l'estate, è previsto il ritardo di un anno per l'erogazione della pensione e di due anni nel pagamento del Tfr per dipendenti pubblici, insegnanti e docenti universitari. Una sorpresa amarissima per questi lavoratori e le loro famiglie, l'ennesima batosta che colpisce il ceto medio in tempo di crisi. Pochi lo sanno perché quasi nessuno ne parla. Molti insegnanti, però, nelle ultime settimane si sono trovati a fare i conti con questa dura realtà.

Gli uffici pensioni lo dicono chiaro e tondo, riportando le parole scritte nero su bianco nelle manovre estive e che prevedono l'entrata in vigore di questo provvedimento a partire dall'1 gennaio 2012. L'effetto, inevitabile, si ripercuoterà anche sul Trentino e per questo una trentina di docenti delle superiori hanno firmato una petizione per chiedere a politica e sindacati di «battersi per l'abolizione di un provvedimento iniquo e discriminatorio, che svaluta e distrugge il lavoro».

E proprio per questo mercoledì 30 novembre, dalle 8 alle 10, all'istituto d'arte Vittoria è prevista un'assemblea sindacale per discutere delle problematiche delle pensioni e del Tfr. Il ritardo di uno e due anni nel loro pagamento è considerato, da insegnanti e dipendenti pubblici, un vero e proprio furto. «Non sono solo numeri - affermano i promotori della protesta e della raccolta firme in Trentino - sono tagli che incidono nella vita di molte famiglie che non hanno soldi da parte, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che non vanno al ristorante, che non riescono a pagare le spese mediche, che non riusciranno a rispettare gli impegni economici presi e che confidavano in questa riserva accantonata col loro lavoro per farlo».

Una riserva che lo Stato si prende indistintamente, all'improvviso. «Il provvedimento - continuano i firmatari - è iniquo e discriminatorio per chi matura requisiti e diritti che di fatto vengono sospesi per uno o due anni. È una batosta che stordisce. Diritti negati e calpestati senza nessuna considerazione per il lavoro, facendo pagare ai lavoratori gli errori commessi da una classe politica e dirigente inadeguata».

Per i firmatari trentini «il furto delle pensioni e del Tfr è tanto più assurdo di fronte ad un alto livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, e di fronte alla crisi del sistema produttivo». Per questi motivi non hanno assolutamente intenzione di stare fermi di fronte a quella che ritengono un'ingiustizia. Sono pronti a mobilitarsi, informare, protestare «affinché politica e sindacati s'impegnino davvero per abolire questo provvedimento».













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