Pensioni integrative, lezioni nelle scuole

Ianeselli (Cgil): con la Provincia pensiamo alla formazione alla previdenza. Fondi nazionali, appello per tutelare Laborfonds


di Luca Marognoli


TRENTO. Lezioni di educazione alla previdenza complementare nelle scuole. Per consentire ai giovani di avere tutte le informazioni che servono per fare una scelta consapevole sull’accantonamento dei propri risparmi durante la vita lavorativa. Al progetto sta lavorando Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil: «In Italia - afferma il sindacalista - c'è un grande problema di cultura finanziaria e della previdenza. Siamo in una fase di partenza dei tirocini nelle scuole, che sono preceduti da momenti di formazione. Stiamo discutendo con la Provincia la possibilità di inserire dei moduli sulla previdenza complementare, in modo che ci siano fin da quell'età informazioni corrette su pensioni e fondi integrativi. Un'educazione alla previdenza che già abbiamo fatto finora con gli apprendisti, mentre stiamo tenendo molti corsi di formazione con i nostri delegati».

Ianeselli coglie l’occasione del nostro “caso della settimana” per lanciare un allarme: «C'è preoccupazione perché a livello nazionale, in alcuni contratti (al momento nell'edilizia e nel trasporto pubblico locale: gli autoferrotranvieri, per capirci) si è stabilito, proprio per sostenere la previdenza complementare, di non prevedere più l'adesione volontaria del lavoratore, ma un contributo a carico del datore. Trattandosi però di contratti nazionali, i versamenti vengono fatti sui fondi nazionali e chi aderisce a Laborfonds rischia di trovarsi ad avere due versamenti. Come sindacati e con le associazioni imprenditoriali facciamo un appello alla politica perché da una buona idea, quella di sostenere la previdenza complementare, si è arrivati a correre il rischio di un indebolimento dei nostri fondi territoriali. Tutto ciò, considerato quanto abbiamo fatto per rendere Laborfonds un fondo di avanguardia, tanto che ha preso un sacco di premi a livello internazionale. Una questione molto delicata che non va assolutamente presa sottogamba».

Con il sistema contributivo - spiega il segretario della Cgil - il tasso di sostituzione (rapporto fra la prima rata riscossa dopo la pensione e l’ultimo stipendio percepito) «rischia di essere molto basso per chi raggiunge stipendi più alti nell’ultimo periodo della vita lavorativa, rispetto a chi ha una carriera “piatta”. In ogni caso vale la pena di aderire». I vantaggi sono molteplici: «Negli ultimi anni i rendimenti sono stati più alti di quello del Tfr; ci sono delle agevolazioni fiscali e quello che si versa fino a oltre 5 mila euro è deducibile dal reddito; infine nei casi dei fondi contrattuali come Laborfonds, attraverso i contratti collettivi che noi sottoscriviamo c'è anche una quota a carico del datore di lavoro che, se non si aderisce, si lascia per strada».

Le crisi finanziarie di questi anni - continua Ianeselli - «sono state degli stress test importanti, ma nonostante questo la previdenza complementare ha dato buona prova di sé».

In regione si è fatto di più anche a favore dei precari: «Sono stati introdotti degli interventi sociali, che molto spesso i lavoratori anche quando aderiscono ai fondi non conoscono: significa che quando una persona perde il lavoro o va in cassa integrazione i contributi gli vengono versati dalla Regione, attraverso Pensplan, per 48 mesi massimo nell'arco della vita lavorativa. Si tratta di interventi attivati solo su richiesta, quindi invitiamo chi si trova in queste condizioni a rivolgersi ai nostri patronati».

Da sottolineare infine la possibilità per chi aderisce di versare anche per i propri figli e familiari a carico: «È importante perché così si può costruire fin dalla tenera età un piccolo cestello sulla previdenza complementare, sapendo che sono soldi che maturano e assieme sensibilizzando sulla questione della cultura previdenziale».

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