Patt, bavaglio a chi dissente dai vertici

Appelli all’unità dopo la resa dei conti post-congresso. Giunta, Corona resta fuori. Staffetta, Kaswalder punta i piedi


di Chiara Bert


TRENTO. Dopo la resa dei conti post-congresso (casi Pedergnana e Baratter), il Patt corre ai ripari. Come? Mettendo il bavaglio ai propri rappresentanti. La tesi che ha vinto il congresso «costituisce atto politico-programmatico ed è vincolante per tutti gli iscritti», si legge nella delibera proposta dal segretario Franco Panizza e votata ieri dal consiglio del Patt riunito a Rovereto. Pertanto, «chi rilascia dichiarazioni o assume posizioni discordanti fuori dagli organi di partito, tanto più se riveste incarichi a livello provinciale o parlamentare, danneggia il partito ed è deferibile agli organi di garanzia». Come se alla minoranza Dem da domani fosse impedito di rilasciare interviste.

La giunta esecutiva. Eletti i 9 membri (oltre a quelli di diritto, consiglieri provinciali, parlamentari e vertici del partito) proposti dall’ufficio politico: Alberto Pattini (Trento), Dario Chilovi (Rotaliana), Marco Toffol (Primiero), Stefano Boller (minoranze linguistiche), Martina Nardelli (Cembra), Paola Zalla (Val Sole), Mauro Verones (valle Laghi), Daniela Roner (Rovereto), Ruggero Ghezzi (Paganella). Fuori (con 26 voti) Giuseppe Corona, vicepresidente degli Schützen e unico sfidante di Panizza al congresso. «La giunta è un organo di governo del partito e come tale deve rappresentare la maggioranza», rivendica Panizza. Paolo Genetin è il nuovo segretario organizzativo, Kaswalder tesoriere.

Congresso e nuovo presidente. All’unanimità è stata scelta la data dell’11 giugno per il nuovo congresso che dovrà eleggere il presidente dopo le dimissioni di Carlo Pedergnana, travolto dallo scandalo di vecchie foto che lo immortalavano mentre faceva il saluto romano (ma pochi giorni fa confermato coordinatore dell’Alto Garda). Panizza non vuole andare ad un nuovo scontro frontale, ieri ha fatto un nuovo appello all’unità e come nome unitario sarebbe orientato a proporre il nome di Dario Pallaoro, presidente onorario del partito e ex assessore provinciale. Kaswalder, con cui Panizza aveva siglato l’accordo al congresso, preferirebbe l’attuale vicepresidente Linda Tamanini. E non ha ancora rinunciato a ripresentarsi Mauro Ottobre. Ieri il deputato ha lanciato a sua volta un appello all’unità: «Ma il Patt - avverte - non può essere il partito del pensiero unico. Nei miei confronti al congresso sono state commesse scorrettezze, sono stato accusato di esserequello che voleva la rottura, invece è stato chi ha scelto Pedergnana a voler spaccare un territorio».

Regione, Kaswalder punta i piedi. Un altro fronte aperto per Rossi e il Patt riguarda la vicepresidenza del consiglio regionale. Walter Kaswalder non ha alcuna intenzione di rinunciare alla carica «promessagli» due anni fa quando il gruppo consiliare propose Chiara Avanzo in sostituzione di Moltrer (morto improvvisamente) e diede anche l’ok alla staffetta di metà mandato. Ma Pd e Upt hanno già detto un secco no all’ipotesi staffetta («Non si piegano le istituzioni a logiche spartitorie»), e ora il Patt deve uscire dall’impasse: rispettare l’impegno con Kaswalder, andando allo scontro con gli alleati, e chiedendo un passo indietro ad Avanzo (che vorrebbe continuare), o rompere con Kaswalder, il quale è pronto a cercarsi i voti delle minoranze. Può contare su quello dell’ex collega di partito (oggi Fi) Giacomo Bezzi: «Nulla di personale contro Avanzo, ma Kaswalder è un amico e un autonomista di centrodestra».

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