Palazzo delle Albere, il regno del «nulla»

È chiuso da tre anni e mezzo e per almeno un altro anno non riaprirà. Nonostante una lunga serie di riunioni sul suo futuro


di Pierluigi Depentori


TRENTO. Tre anni e mezzo di chiacchiere, di riunioni fiume, di progetti, e almeno un altro anno di nulla. Signore e signori, ecco a voi il Palazzo delle Albere, la bruttissima cartolina turistica che Trento offre a tutti i visitatori che transitano davanti per giungere al Muse. E non passa giorno senza che decine di turisti, rimasti incantati da quell’antico bendiddio, non scavalchino le catene di recinzione arrivando davanti alla porta d’ingresso, provando ad aprirla. E pensare che sarebbe così affascinante quel mix di antico e moderno che si apre alla vista dei turisti subito dopo aver passato lo stadio Briamasco (e anche qui qualche turista si chiederà in che serie gioca il Calcio Trento, e la risposta sarebbe imbarazzante, ma questa è un’altra storia, anzi un altro fallimento).

Quella di Palazzo delle Albere è invece, purtroppo, la classica storia delle promesse mancate e della mancanza di decisione di una classe politica impegnata a litigare più che a decidere. Quella affascinante porta d’ingresso della villa del sedicesimo secolo costruita dai Madruzzo si è chiusa definitivamente l’ultimo giorno di dicembre del 2010, ma qualsiasi augurio di un futuro brillante è terminato ancora quella notte, insieme ai festeggiamenti. Fino a quel giorno, le Albere erano state una vetrina dell’Ottocento trentino con poche idee e ancor meno visitatori, seconda gamba – molto fragile, a dire il vero – del “sistema Mart” che avrebbe dovuto creare un unico museo fra Trento e Rovereto.

Da allora quella porta non è più stata aperta, nonostante i tentativi dei turisti incuriositi che una visita l’avrebbero fatta volentieri, vista la sua vicinanza con il Muse. Solo la fantasia dei politici ha galoppato senza sosta, ma come (troppo) spesso accade alle ipotesi non è seguito alcun passo reale.

Museo dell’autonomia. Quadreria provinciale. Casa della cultura. Laboratori cittadini. Nuova sede della Galleria civica. Addirittura un centro per l’enogastronomia. Mesi di intenzioni, di ragionamenti, di possibili soluzioni. Se ne sono occupati commissione e consiglio comunale, la quinta Commissione del consiglio provinciale, in una serie di riunioni fiume. Hanno anche convocato i direttori dei musei trentini e ognuno ha illustrato la propria possibile soluzione per uscire da questa situazione di stallo: tutti hanno un’idea (diversa) ma nessuno riesce a metterla in pratica.

E intanto i turisti continuano a bussare invano a quel portone così ricco di storia. C'è chi si è messo le mani tra i capelli facendo il conto di quanti visitatori hanno varcato la soglia del Museo delle scienze di Renzo Piano, a un tiro di schioppo da quel vecchio palazzo: trecentomila a fine 2013. Metti anche solo un dieci per cento di potenziali interessati e sarebbero stati trentamila visitatori che avrebbero potuto fare un tuffo nella storia e magari conoscere meglio qualche vecchio pittore trentino, qualche giovane artista emergente, oppure soltanto ammirare le fascinose stanze di Palazzo delle Albere. E invece nisba. Porta chiusa, giardino spelacchiato, acqua stagnante, proprio come le idee di chi doveva prendere una rapida decisione. Sarà per la prossima volta, cari visitatori del Muse, magari quando in futuro tornerete a Trento per visitare di nuovo il Museo quel palazzo segreto sarà in grado di aprire le sue porte. Forse.

Ormai di stime non se ne fanno più. Il Comune di Trento un mese fa ha concluso – con tempistiche non proprio da Usain Bolt – il suo iter e ha dato la sua indicazione definitiva, e cioè quella di una Casa della cultura “con funzione mista, che possa essere spazio di socializzazione ma anche vetrina delle eccellenze del territorio e luogo dove ospitare mostre e percorsi musicali”, come ha spiegato il presidente della commissione cultura Corrado Bungaro. Insomma, un po’ Palazzo Roccabruna e un po’ Galleria Civica, un’idea molto simile a quella dell’assessore provinciale competente Tiziano Mellarini, che sarebbe ben felice di mettere insieme Umberto Moggioli e smacafam, Laurina Paperina e mortandela, Eugenio Prati e ciuiga.

Tutto bene, dunque? Finalmente la politica-lumaca si è messa d’accordo e il traguardo della riapertura di Palazzo delle Albere è ora vicino? Macché, i lavori di ristrutturazione del Palazzo che sarebbero dovuti partire a gennaio 2011 dopo la chiusura al pubblico non sono più stati fatti, e proprio in questi giorni sta ripartendo l’iter. Intanto una commissione nominata ad hoc dalla Provincia - proprio così, un’altra commissione - sta mettendo sul tavolo delle ipotesi per valorizzare il giardino che circonda il Palazzo. Insomma, ci vorrà come minimo un anno, e quindi per almeno altri dodici mesi il portone di Palazzo delle Albere continuerà a rimanere desolatamente serrato, senza nemmeno un briciolo di cartello che informi i turisti della sua chiusura, se non quello davanti alla porta d’ingresso che racconta l’affascinante storia del Palazzo. D’altronde, se si dovesse davvero mettere un cartello, bisognerebbe spiegare che in tre anni e mezzo la politica trentina – così spesso presa a modello un po’ ovunque – non è stata in grado di prendere una decisione definitiva sul destino di un autentico gioiello di storia. Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

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