Ottobre senza commesse l’Acciaieria resta spenta

I sindacati: «Per l’acquisto da parte della Feralpi si rischia di attendere sei mesi così si deve ricorrere a ferie, permessi e, se ce la danno, alla cassa integrazione»


di Marika Caumo


BORGO. Preoccupazione per i tempi, confidando siano brevi. Questo quanto emerso dall'assemblea di ieri pomeriggio tra i dipendenti dell'Acciaieria Valsugana ed i sindacati, all'indomani dell'incontro che questi ultimi hanno avuto con i rappresentanti del Gruppo Leali a Trento. Incontro in cui si è confermata la notizia che lo stabilimento di Borgo è stato posto in liquidazione volontaria ed è stata presentata domanda di concordato preventivo con prosecuzione di attività. Ma soprattutto è stata confermata la dichiarazione d'interesse del gruppo Feralpi. Il quale vuole acquistare lo stabilimento di Borgo (e il laminatoio di Odolo, dove viene portato il semilavorato che esce da Borgo, precisa Luciano Remorini della Fim Cisl) e non affittare il ramo d'azienda. Acquisto che però potrà avvenire solo dopo l'eventuale omologa del concordato. Il fatto di voler acquistare l'acciaieria senza passare per l'affitto, significa che per ora a Borgo non si lavora. In attesa del buon esito del concordato.

«Fino a settembre si lavorava a ritmo ridotto, una settimana al mese, mentre per ottobre non ci sono state ancora chiamate, nessuna commessa», spiega Remorini. Finora il monte ore lavoro era stato coperto per il 60% dal contratto di solidarietà e per il rimanente con la settimana di lavoro, ferie e permessi. Ora invece non ci sono prospettive di lavoro e ciò significa che dovranno essere smaltite tutte le ferie per coprire il 40% rimanente. Ma non basterà.

«Se serve faremo la domanda per la cassa integrazione ordinaria, sperando ce la diano», precisa Remorini, spiegando che la cassa viene data per la temporanea carenza di lavoro, ma qui con l'azienda in liquidazione e la richiesta di concordato dire quando si riprenderà a lavorare è difficile. «La differenza fra affitto e acquisto è che con l'affitto si poteva partire anche domani mattina a lavorare, anche parzialmente, ma lavorare, con il nuovo acquirente. Invece ora dobbiamo attendere l'accettazione e l'approvazione del concordato», aggiunge il sindacalista.

Ora il primo step è l'ammissione dell'istanza di concordato da parte degli organi giudiziari. La legge prevede un massimo di 120 giorni, con una deroga di altri 60. Da qui si presenta il concordato vero e proprio e parte la discussione e la definizione con tutti i creditori. Se tutto fila liscio si arriva all'omologa, ma qui non ci sono tempi fissati da una norma, può passare anche un anno. Al contempo partirà una strada parallela a quella giudiziaria, che si inserisce in ordine di tempo tra l'ammissione e l'omologa, ovvero la trattativa tra sindacati e Feralpi. «L'operatività vera e propria ci sarà solo dopo l'omologa, ma prima c'è da discutere del piano industriale, dei piani occupazionali di questo passaggio», precisa Remorini.

«Pensavamo i tempi fossero più corti, invece probabilmente si andrà per le lunghe. D'altro canto sono i tempi della legge. Speriamo decidano in breve», spiega un dipendente. Per il centinaio di lavoratori dello stabilimento per ora resta la preoccupazione e l'incertezza sul futuro.

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