Ostetricia, petizione contro la chiusura

Giudicarie, la Comunità ha elaborato la delibera che sarà votata da tutti i 39 Comuni: «La decisione va concordata»


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Per la Comunità delle Giudicarie l’annunciata chiusura del punto nascite è un rospo difficile da digerire. Per questo dopo l’incontro con il presidente della giunta provinciale Rossi che in sostanza smentiva i propositi dell’assessore Borgonovo Re, ora la Comunità di Valle ha predisposto una delibera “tipo” che sarà approvata da tutti i 39 comuni. Si chiede «una programmazione seria e condivisa nel medio e lungo periodo del Presidio ospedaliero di Tione, il quale non può essere privato della presenza di un’Unità Operativa di ostetricia e ginecologia, anche alla luce della inconfutabile situazione orografica del territorio giudicariese e dello stato strutturale della viabilità che lo raccorda con Trento».

Si invita la giunta provinciale e l’assessorato alla sanità a rispettare gli accordi intervenuti con il potenziamento dell’Ospedale di Tione e il mantenimento del Punto nascita, procedendo con la nomina a brevissimo termine del Direttore del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale e del personale medico e paramedico oggi mancante, e a raccordare l’Unità operativa con il Consultorio familiare. A organizzare all’Ospedale di Tione un servizio di Pronto Soccorso pediatrico o, in alternativa, di guardia medica pediatrica; a predisporre un dettagliato piano sanitario provinciale nel quale venga ripensata l’attuale articolazione del sistema sanitario (il riferimento è all’allocazione del Not); a organizzare un sistema di gestione del personale medico e paramedico che permetta la costituzione di piante organiche di Dipartimento o in alternativa una mobilità del personale tra le diverse sedi del Sistema ospedaliero provinciale.

E soprattutto si chiede che ogni decisione in merito ai servizi ospedalieri e territoriali delle Giudicarie sia prima concertata e condivisa con la comunità giudicariese, attraverso i suoi organismi di rappresentanza. Tutte richieste già note. Avanzate anche prima d’ora. Ma per cui la Provincia ha sempre fatto le orecchie da mercante. L’annuncio delle intenzioni dell’Azienda sanitaria di chiudere la maternità tionese ha generato una corale levata di scudi che, per ora si sostanzia in un documento unitario approvato da tutte le giunte della valle. Ma sono allo studio anche altre iniziative che dicano chiaramente a Trento le intenzioni della periferia. «Un presidio ospedaliero efficiente, con servizi che rispondano alla domanda di sanità della comunità delle Giudicarie – dice in premessa il documento - risulta non solo essenziale ma insostituibile per garantire una qualità della vita a chi vive e intraprende nelle Giudicarie».

Ampiezza del territorio (un quinto del territorio provinciale) e una mobilità difficoltosa sono i gli ostacoli. In più c’è il turismo: i 38.000 abitanti diventano 50.000 nella stagione turistica. E turismo è un settore trainante dell’economia delle Giudicarie rispetto al quale la risposta sanitaria, anche ospedaliera, è uno degli elementi di qualità che permette al territorio di essere competitivo sul mercato nazionale e internazionale. Nel Consiglio per la salute del 5 marzo 2013 l’allora assessore alla sanità, ora presidente, Ugo Rossi aveva convenuto che, “pur nel mancato rispetto degli standard, i servizi offerti dai Punti nascita periferici sarebbero stati mantenuti”. In quell’occasione si era condiviso un periodo di due anni per la sperimentazione di una piena attività da parte del reparto. Ha creato sconcerto l’assessore Borgonovo Re quando, nella seduta del Consiglio per la salute del 9 luglio, ha annunciato la prossima chiusura del Punto nascita di Tione, motivandola con il mancato rispetto dello standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di 1000 parti all’anno per ogni Unità operativa, standard ritenuto accettabile anche in forma dimezzata (500 parti) in relazione alle condizioni geografiche e antropologiche dei territori di montagna. E’ evidente che l’ospedale di Tione, con i 178 parti nel 2013 non è in grado di rispettare tale standard né lo sarà in futuro, per i dati demografici e di natalità. Ma siccome appare evidente che uno dei criteri dall’assessorato è riferito alla sostenibilità del servizio, vanno chiusi tutti gli altri Punti nascita.













Scuola & Ricerca

In primo piano