“Operazione Margherita” Dellai frena ma non troppo

«Stiamo solo ragionando su come ricostruire una prospettiva di stabilità» La maggioranza in Parlamento: «Sonderemo tutti, se serve anche il Pdl»



TRENTO. «Ricostruzioni fantasiose. E un po’ sopra le righe». Così Lorenzo Dellai liquida il lungo articolo di Repubblica di ieri, che parlando senza mezzi termini di “Operazione Margherita” (e dunque tirando in ballo indirettamente lo stesso ex presidente della Provincia, che della Margherita è stato l’ideatore) dava conto delle ultime mosse sottotraccia di Scelta civica. “Un nuovo partito con ex Ppi e renziani”, titolava il quotidiano diretto da Ezio Mauro, prendendo le mosse dall’inatteso incontro di qualche giorno fa tra il premier Mario Monti e il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Un faccia a faccia sul cui contenuto pressoché nulla è trapelato: il che la dice lunga sulla delicatezza del tema. Che però investe senz’altro il futuro politico del “rottamatore” nel caso in cui, sempre più probabile, al rebus del dopo voto non si riesca a trovare una soluzione parlamentare in ottica di maggioranze di governo. Di qui l’ipotesi dell’“Operazione Margherita”, appunto: un nuovo soggetto politico stabilmente alleato con il Pd, in vista di un rapido ritorno alle urne. «Su quell’incontro si sta davvero almanaccando un po’ troppo - afferma Dellai - resta comunque il fatto che, di fronte alla grande crisi in cui si trova la politica italiana, stiamo ragionando su come ricostruire una prospettiva di stabilità. Quanto meno a breve termine».

È infatti proprio quest’ultimo scenario, quello cioè di nuove elezioni anticipate nel giro di pochi mesi, che Dellai vede come il più probabile. «Molti ritengono che questa legislatura che si sta aprendo non sarà lunghissima e, per come sta evolvendo la situazione, ritengo anch’io che il Parlamento appena eletto avrà vita breve - afferma - per questo è giusto iniziare a riflettere e a discutere sul futuro: in questo senso, l’obiettivo che Scelta civica si pone, oltre ovviamente a radicarsi maggiormente sul territorio, è quello di unire in un grande patto le forze riformatrici ed europeiste». Perché Bersani, secondo Dellai, non riuscirà a formare un governo: «Che cosa accadrà non lo sa ancora nessuno, ma sarà difficile per lui riuscire a raggruppare una maggioranza di governo mi sembra: d’altra parte mi rendo conto che questa linea del Pd era anche per certi versi obbligata. Ma il Movimento 5 Stelle sembra avere interessi del tutto opposti rispetto alla prospettiva di governare il Paese assieme al Pd».

Preso atto dell’improcedibilità di questo percorso, per Dellai, resterà una sola altra via: quella di un governo non di parte («del presidente, di scopo, ormai le formule impazzano»), attorno al quale raggruppare una maggioranza trasversale, «sondando tutte le aree». Pdl compreso? «Sì, alla bisogna Pdl compreso. E qui sta il vero problema: che è quello di un partito in cui, ad oggi, Berlusconi rappresenta l’interlocutore esclusivo». Un Berlusconi peraltro sempre più in difficoltà sul fronte giudiziario: «Certo che se nel Pdl vi fossero figure autorevoli disponibili a superare questa forma di sudditanza, si potrebbero aprire spazi per una corresponsabilità nel superamento di questa difficile fase». Il tutto, ovviamente, con un orizzonte di medio periodo, diciamo un anno: quanto meno per riformare la legge elettorale e poi sì, tornare al voto ma con un governo pienamente in sella e un clima politico meno incandescente. «Tutti parlano di equilibri parlamentari, ma la vera emergenza ora è dare un governo all’Italia - conclude Dellai - non possiamo permetterci il lusso di fragili alchimie, i margini sono troppo stretti. Mentre ogni giorno che passa il Paese rischia sempre di più il peggio». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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