la legge

Omofobia, riecco l’ipotesi rinvio

Possibile che maggioranza e opposizione escano così dall’impasse scongiurando il rientro domenicale


Luca Marognoli


TRENTO. Potrebbe risolversi con un rinvio l’impasse in cui è finito il consiglio provinciale a causa del braccio di ferro tra maggioranza e opposizione sul disegno di legge contro l’omofobia. Ieri il dibattito è proseguito senza sostanziali passi avanti in direzione di un accordo che, almeno in questa fase, sembra irraggiungibile: troppo lontane e inconciliabili le posizioni, troppo determinati i due schieramenti a non cedere di un millimetro. Così torna in gioco l’opzione del rinvio, che scongiurerebbe la prospettiva di una domenica da passare sui banchi di piazza Dante. Una via di uscita che farebbe il gioco di entrambe le parti: le opposizioni, che potrebbero dire di avere messo all’angolo la maggioranza, la maggioranza, che potrebbe incolpare del nulla di fatto le opposizioni. Chi sicuramente non trarrebbe alcun beneficio da questo escamotage sarebbe l’Arcigay, che prima della decisione di andare ad oltranza aveva denunciato il rischio che il testo finisse nel cassetto, anzi in frigorifero, visto che si tratterebbe di un congelamento a data da destinarsi. Possibile che, in caso di rinvio, se ne torni a parlare in ottobre, più probabile in gennaio. A spingere verso questa soluzione c’è anche la necessità di non bloccare i lavori dell’aula, con il presidente Rossi che preme perché si affronti al più presto la riforma delle comunità di valle.

Ieri la maratona ha seguito il copione previsto: lunghi interventi delle opposizioni resi possibili dal non contingentamento dei tempi di intervento, ottenuto dalle stesse minoranze a norma di regolamento (bastava la richiesta di 3 capigruppo e di un sesto del consiglio). Nessuno si è avvicinato al banco di Borga con una proposta di mediazione, per convincerlo a ritirare i 1.200 emendamenti presentati (dei 1.500 totali). Tutti fermi sulle proprie posizioni. Unico intervento significativo, quello di Kaswalder, che non ha nascosto il suo mal di pancia nel doversi allineare con i colleghi di maggioranza e del suo partito, il Patt, che Baratter vuole invece presentare come proiettato verso il futuro e l’Europa. L’ex sindaco di Vigolo Vattaro ha espresso perplessità sull’opportunità di dedicarsi a questo tema, invece che ad altri ritenuti più significativi. Ma le minoranze hanno cercato di creare altre crepe nella coalizione di governo, colpendo proprio le Stelle alpine, individuate come anello debole della maggioranza. Da Bezzi e da altri sono venuti riferimenti ai padri del Patt che “si rivolterebbero nella tomba” ascoltando i discorsi dei loro posteri. Alle 19 la seduta è stata sospesa: riprenderà stamani alle 10. Ma il ritorno in aula domani non è affatto scontato.













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