Omofobia, archiviato il caso Giacomini-Cia

Per il giudice la frase è sì forte ma rientra nel linguaggio politico attuale L’amarezza del consigliere provinciale, la sodisfazione del segretario dei Laici



TRENTO. Una frase forte e provocatoria ma il linguaggio politico in Italia «è ormai ridotto a questi livelli» e quindi non c’è reato. Così ha deciso il giudice Forlenza chiamato a prendere posizione sull’opposizione all’archiviazione presentata dal Claudio Cia. La vicenda è quella nota che vedeva nelle vesti dell’imputato Alessandro Giacomini, segretario dei Laici Trentini per i diritti civili. Che all’indomani della morte del transgender rivano Samuelle Daves aveva scritto un post attaccando il consigliere provinciale Cia. «Ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all'omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino ha ucciso Samuelle». Queste le parole di Giacomini che aveva convinto Cia ad andare in procura e assieme al suo avvocato, Marcello Paiar, aveva presentato due distinte denunce: una per diffamazione e l’altra per istigazione a delinquere. La procura aveva chiesto l’archiviazione del procedimento e c’era stata l’opposizione da parte di Cia. Il fascicolo era quindi arrivato nelle mani del giudice Forlenza che ha disposto l’archiviazione. «La frase, pur essendo forte e provocatoria - scrive il giudice - è scriminata, siccome inquadrata nella polemica politica, dall’esercizio del diritto di critica. Il linguaggio politico in Italia è purtroppo ridotto a questi livelli, la gente è assuefatta e il sistema pare abbia metabilizzato questi “florilegi” coltivati succulentemente dal sistema mass-mediale perché fa audience. Insomma, nell’ambito della critica politica le espressioni utilizzate possono essere anche aspre, pungenti, demolitrici, purchè non gratuitamente volgari, come del caso di specie. La continenza è un concetto “elastico”, la frase in questione è stata espressa con modalità iperboliche proprie del linguaggio politico odierno». Da qui l’archiviazione.

«Il giudice - è il commento a caldo di Claudio Cia - nella sua sentenza, ahimè, nel esprime rassegnazione per lo squallore che caratterizza il confronto politico, riconosce una consuetudine a cui da tempo ci siamo assuefatti e che in qualche modo conferisce legittimità e sdogana un agire che nulla ha a che fare con la politica. Da questa sentenza ne viene un triste messaggio: in nome della politica tutto è lecito. Non ci si meravigli dunque, di tutti gli eccessi che la caratterizzano e che la squalificano agli occhi della gente. Diceva André Malraux, "non si fa politica con la morale, ma nemmeno senza"». E poi, rivolto direttamente a Giacomini: «Ora, ringalluzzito dall'archiviazione della querela, non oso immaginare quale e con quanto livore vomiterà la sua cattiveria contro di me, con toni da osteria mediatica».

Pronta anche la replica del segretario dei Laici Trentini (che per la sua difesa si era affidato all’avvocato Mauro Bondi). «Il consigliere Claudio Cia - scrive in un comunicato stampa - con una provocazione inaccettabile ha deciso di devolvere una piccolissima ma molto piccola parte del suo stipendio ad una associazione che accomuna alla Gestapo le comunità gay, apostrofandole Gaystapo . Per questa inaccettabile provocazione ho pubblicato il seguente post: "ora dobbiamo usare armi non convenzionali. Ad ogni suicidio legato all' omofobia va corrisposto un politico di turno, ad esempio Claudio Cia è un assassino ha ucciso Samuelle”. Il consigliere Claudio Cia ha pensato di querelarmi per diffamazione ma il giudice del tribunale di Trento ha respinto la denuncia di Claudio Cia, considerando il mio post una legittima critica politica. Le persone come Claudio Cia d'ora in poi staranno più attente a provocare la sensibilità di chi non la pensa come loro. Come Alessandro Giacomini e come Laici Trentini per i diritti civili continueremo a monitorare affinché non ci siano più inaccettabili provocazioni».













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